Vesuvio, le grandi compagnie disertano il Vulcano
Abbiamo sentito Paolo Cappelli, presidente delle Guide Vulcanologiche del Vesuvio e tour operator; lo abbiamo fatto per capire quali sono le problematiche che frenano un turismo vesuviano che stenta ancora a ripartire nonostante la recente riapertura dell’accesso al Gran Cono.
Siamo tornati in zona gialla e gradualmente, e non senza fatica, il mondo prova a ripartire. Il covid ha segnato per certi versi in maniera indelebile la nostra vita ma non per questo è giusto complicarsela più del dovuto. È anche questa l’opinione del presidente delle Guide Vulcanologiche del Vesuvio, Paolo Cappelli, che lamenta, oltre ai danni della pandemia, anche quelli scaturiti dalle restrittive misure messe in atto dallo scorso giugno dall’ente parco. Il sistema di tornelli, che pare ormai definitivo, e l’assenza di una biglietteria fisica rallentano notevolmente un flusso turistico già di per se ridotto e che invece potrebbe essere un toccasana per una parte di quel mondo che gira attorno al turismo vesuviano.
L’esito dell’ultimo incontro tra i rappresentanti del presidio delle Guide Vulcanologiche e il presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, Casillo Agostino, sebbene con qualche concessione da parte dell’Ente, non ha soddisfatto le guide. L’aumento del contingente dei turisti che va dalle 100 persone all’ora a 150 (a Pompei ad esempio passano dai tornelli 600 persone ogni 15 minuti e garantendo comunque sicurezza e un adeguato distanziamento); la tolleranza di un ritardo concesso per l’accesso che aumenta da mezz’ora a un’ora e la gratuità alle Guide Turistiche, sono ben poca cosa rispetto a una domanda che mai come oggi esige risposte più concrete e idonee alla contingenza anche economica del momento.
Secondo Cappelli, i problemi principali non sono stati ancora risolti, in primis l’assenza di una biglietteria fisica; “non capiamo il perché si sia intestardito (il presidente del PNV, ndr.), perché è una cosa che non sta né in cielo né in terra, noi non siamo contro i tornelli anzi, meno lavoro per noi, essendo un sistemo tutto elettronico, ma per gestire queste cose bisognerebbe conoscere i flussi turistici e le loro dinamiche, ad esempio ci sono agenzie che vendono il Vesuvio sul pullman scendendo da Roma oppure fanno Pompei con il Vesuvio come extra, bisogna dare quindi la possibilità ai turisti di salire là e fare i biglietti. Purtroppo le più importanti compagnie di navigazione tra cui Costa ed MSC hanno deciso di non vendere il Vesuvio, preferendo altre mete locali, ma è una decisione forzata, perché non possono fare il biglietto e non potranno farlo fin quando esisterà questo sistema on-line. Il problema è lo stesso di tanti operatori turistici che si vedono impossibilitati nel poter gestire questo nuovo protocollo, anche perché il prezzo del biglietto è aumentato con l’aggiunta dei diritti di prevendita ma, dopo un periodo di crisi così profonda, dopo che siamo fermi da quasi due anni, non puoi riprendere con un biglietto che è passato dagli 8€ agli 11,68€, gli operatori stanno viaggiando ancora con i contratti del 2019 che sono stati congelati e con i prezzi di due anni fa.”
Ma il problema non è soltanto quello dell’assenza di una biglietteria fisica perché di fisico mancano addirittura i bagni pubblici e non solo in numero idoneo per un afflusso turistico dell’ordine delle centinaia di migliaia di turisti all’anno in epoca pre-covid, ma anche oggi, i pochi turisti che salgono al Gran Cono, devono appoggiarsi al bagno del bar presente a Quota 1000 o al primo cespuglio che gli capita. “A luglio ci promise che ad agosto avrebbe messo i bagni con la musica classica all’interno ma, qualsiasi frequentatore del Vesuvio sa benissimo la situazione qual è.”
Davanti a tutto ciò, tutto il comparto turistico vesuviano, le Guide Vulcanologiche, i Tour Operator, le Agenzie Turistiche e i vettori sono scesi sul “piede di guerra” e pare che la settimana prossima ci sarà una manifestazione di protesta a Quota 1000. “Chi gestisce la cosa pubblica dovrebbe interfacciarsi con i privati, con i vari portatori di interesse del territorio per un confronto costruttivo. Ieri ad esempio c’è stato un incontro al comune di Ercolano tra il presidente del Parco e il sindaco Buonajuto, dove i toni si sono alzati per la rigidità di Casillo che ha dichiarato di non voler tornare indietro sui suoi passi. Noi vorremmo far capire a tutti che non chiediamo un posto di lavoro ma la possibilità di poter lavorare e lavorare bene.”
E proprio in virtù di tutto ciò Cappelli menziona anche un’altra parte in causa di questa faccenda ovvero quella dei turisti, lasciati allo sbando e ad accanirsi proprio contro quelle guide che, oltre a non avere la responsabilità del disservizio, ne sono a loro volta vittime. “Basti pensare che 5.300 persone, l’anno scorso, pur avendo acquistato il biglietto, non sono potute entrare”. Non è certo questo il miglior biglietto da visita del nostro Vulcano e, a nostro parere, neanche il modo più opportuno di dialogare col territorio.
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