Diversi da chi?
Precisamente, cos’è che spinge un uomo a innalzare dei muri tra coloro che sono ‘diversi’ da lui?
Eppure con i muri si è ‘fatta’ la storia: basta pensare al Muro di Berlino (che divideva la parte occidentale di Berlino da quella orientale), la linea verde (che divide la zona greca di Cipro da quella turca), il Bern (Marocco-Sahara occidentale), il Muro di Tijuana (Stati Uniti-Messico) …
Le divisioni sociali esistono dall’origine del mondo, ma noi facciamo sempre finta di non vederle.
Su queste divisioni sociali Victor Hugo ci ha addirittura scritto un romanzo diviso in 2 atti. Questo romanzo è ambientato nella Parigi del XV secolo e si incentra sulla storia di Claude Frollo (l’arcidiacono della cattedrale di Notre Dame de Paris e padre adottivo di Quasimodo) che si innamora della danzatrice Esmeralda (la celebre gitana). Decide così di incaricare Quasimodo (il gobbo campanaro) chiedendogli di rapire la giovane, ma il capitano Febo di Châteaupers la salva e riesce a farla innamorare di lui. Frollo uccide Febo e fa ricadere la colpa del delitto su Esmeralda. Quasimodo si sente scosso dal fatto che la gitana sia stata gentile con lui, e per salvarla dalle angherie del tempo, decide di condurla con sé a Notre Dame, sentendosi quasi il custode della giovane ragazza. Dopo una serie di eventi e difficoltà da superare, Esmeralda verrà rapidamente catturata dalla guardia del re. Il maestro Jacques Charmolue presiede il suo processo e la condanna a morte, dopo che la ragazza ha falsamente dichiarato i suoi atti di stregoneria e di aver ucciso Febo. Esmeralda non è a conoscenza del fatto che il suo amato sia ancora vivo: viene fatta impiccare sotto gli occhi di Frollo che, mostrandosi stranamente impassibile, osserva la tremenda esecuzione. Quasimodo ucciderà Frollo e poi, con il cadavere della donna tra le braccia, si lascerà morire a sua volta. Il romanzo termina molti anni dopo, quando all’interno della tomba di Esmeralda vengono trovati due scheletri abbracciati: quello di un gobbo e quello di una donna.
Traendo le somme, possiamo dire che Hugo presenta come i veri mostri del romanzo Frollo e Febo, contrariamente a come vengono presentati Quasimodo ed Esmeralda.
Il musical, ispirato al romanzo, rispecchia la cruda realtà di quei tempi, quando le donne venivano bruciate vive e le persone considerate diverse erano costrette ad allontanarsi o a non mostrarsi in pubblico.
«Se pure non valgo di più, quanto meno sono diverso»
Con questa frase, tratta da ‘Libri e confessioni’ di Rousseau, potremmo sintetizzare le considerazioni fatte dalle persone sull’aspetto fisico di Quasimodo e la sua ‘risposta’ rispetto alla percezione che gli altri avevano di lui. Così potremmo definire ‘la campana deforme’ della Cattedrale di Notre Dame, un uomo esiliato dalla società perché diverso. Quest’uomo, nella sua unicità, è l’unico ad amare Esmeralda per quello che è, a differenza di Febo e Frollo, che vogliono solo sfruttare il suo corpo e vederla soffrire.
Il musical, diviso sempre in due atti, scritto da Luc Plamondon con la musica composta da Riccardo Cocciante, ottiene un grande successo prima in Francia e poi in Italia, debuttando il 16 settembre 1998 nella capitale parigina e rappresentato per la prima volta in Italia all’Arena di Verona il 14 marzo 2002. In questo musical è presente la canzone “il Papa dei folli”, dove possiamo trovare una descrizione fisica efficace di ciò che rappresentava un uomo del terzo stato per i ceti nobili del Medioevo, senza escludere i ‘difetti’ fisici che facevano storcere il naso a coloro che si trovavano all’apice dell’organizzazione gerarchica dell’epoca. Dopo più di 20 anni dalla prima rappresentazione italiana, le persone sono ancora affascinate e ammaliate dalla potenza, l‘importanza, la maestosità di quest’opera. Un’opera che mette a nudo l’animo umano, mostra la difficoltà dell’uomo di accettare il diverso, l’evolversi dei sentimenti, dell’essere vittime e carnefici di questi ultimi. E ultimo, ma non per importanza, il sentirsi quasi rappresentati da Quasimodo ed Esmeralda: due persone diametralmente opposte tra di loro, ‘diverse’, che lottano per amare e essere amati.
Ma possono due scrittori che hanno vissuto in secoli differenti, trattare tematiche “storicamente” vicine? Come se fossero “ad un millimetro dal cuore “?
Si: Torquato Tasso, che potremmo considerarlo un ’predecessore’ di Hugo, nella sua sua opera più importante, la “Gerusalemme Liberata”, si svolge attorno ad una vicenda complessa, che vede protagonisti Clorinda e Tancredi: quest’opera è ambientata nei primi mesi del 1096 e termina al culmine della prima crociata (1099).
Dio invia l’arcangelo Gabriele a Goffredo di Buglione per invitarlo a prendere in mano il controllo dell’esercito cristiano e condurlo alla vittoria. I cristiani vengono aiutati da forze angeliche: Satana (chiamato Plutone) prova a distogliere i Cristiani dal loro obiettivo, facendo pressione sull’amore e l’orgoglio: Tancredi si mette in discussione con Goffredo, decidendo di abbandonare il campo. Tancredi è innamorato di Clorinda, e a sua volta è amato da Erminia, che per farsi notare indossa le armi di Clorinda avanzando sul campo cristiano: ma appena si accorge della presenza dei cavalieri cristiani si spaventa e decide di fuggire. Tancredi viene imprigionato nel castello di Armida: lui e i prigionieri verranno liberati da Rinaldo: durante un duello notturno uccide Clorinda e la riconosce in punto di morte. Argante viene ucciso da Tancredi , Armida si riappacifica con Rinaldo e si converte al cristianesimo. “Il duello di Tancredi e Clorinda”, si svolge al di fuori delle porte di Gerusalemme, Clorinda è rimasta fuori dalle mura della Città Sacra e si ritrova accerchiata dall’esercito cristiano: decide di mimetizzarsi tra la folla cristiana per fuggire dai “nemici”: Tancredi si accorge del suo tentativo di fuggire, e vede in Clorinda il guerriero che aveva ucciso l’amico Argante: decide di seguirla, fino a quando non si trovarono faccia a faccia. Sceso da cavallo (a differenza di Clorinda, che era a piedi), sfida il guerriero in un duello all’ultimo sangue: il duello continua per tutta la notte: nessuno dei due vuole mostrare segni di stanchezza o di cedimento e si interrompe quando Tancredi vede i primi raggi del Sole, chiede al suo rivale quale fosse il suo nome; Clorinda non esaudisce la sua richiesta, e si accanisce con maggiore violenza sulla donna, sferrando il colpo mortale. Clorinda si accascia al suolo, e chiede al suo uccisore di battezzarla secondo il rito cristiano: Tancredi riempì il suo elmo con dell’acqua trovata da un fiume lì vicino. Mentre si accingeva a togliere l’elmo al guerriero, riconobbe nel suo volto il viso della sua amata: la disperazione prese il sopravvento nell’animo di Tancredi, che cercò di farsi forza per realizzare l’ultimo desiderio di Clorinda; così, dopo averle concesso il battesimo, emise l’ultimo respiro.
Quest’episodio si conclude con una sarcastica parodia dell’amore, che segna la sconfitta dell’eroe.
Episodi tratti da opere appartenenti a due periodi storici lontani e diversi tra di loro, ma c’è un filo rosso che le collega: l’amore nei confronti di una donna, anche quando quest’ultima muore.
Quasimodo si sente colpevole perché non è riuscito a salvare Esmeralda e ad essere amato da lei, Tancredi diventa vittima e carnefice: uccide la propria amata, ma decide di realizzare il suo desiderio.
Involontariamente, le 2 opere terminano con la stessa scena: l’uomo che abbraccia il corpo della persona amata. Sono personaggi che hanno amato non solo con il corpo, ma anche con l’anima, perché amare con il corpo è riduttivo, amare con l’anima significa essere legati indissolubilmente all’altra persona, senza sé e senza ma.
“All’amore che mai non muore”
Stella Castaldo
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