Mistificazione ibero-partenopea
Amare la propria terra, la propria cultura, la propria lingua è un bene ma non vuol dire inventarne una nuova o darle blasoni che non le appartengono. È il caso del napoletano, che non ha bisogno di essere paragonato ad altre lingue per acquisire una dignità che già possiede.
Spesso e volentieri chi non conosce le proprie origini o tutto sommato se ne vergogna, cerca giustificazione per il suo complesso di inferiorità con imaginifici quarti di nobiltà e per questo, là dove ci troviamo con un conte Esposito, un duca Annunziata o un marchese Improta, troviamo pure chi non potendo vantare natali illustri, nobilissimi e perfetti cerca appiglio nelle glorie reali e presunte di quello che è patrimonio comune: la storia; la cultura; la lingua.
Non ci soffermeremo sul revisionismo neoborbonico o sul piagnisteo partenopeo che cerca lo sputtanapoli in ogni dove, senza per questo affacciarsi dal proprio balcone per costatare la realtà della propria città; ma su un contesto fondamentale che rappresenta la reale anima di un popolo ovvero quello linguistico.
Purtroppo lo sciovinismo di chi non sa e non vuol sapere perché ha paura di farlo, non ha lesinato luoghi comuni e vere e proprie bufale sulla lingua napoletana dandole un’istituzionalità che mai ha avuto e cullandosi, come spesso accade, sulla legittimazione di chi viene da fuori quasi non si avesse il coraggio o gli attributi intellettuali per sostenere con le proprie forze la palese dignità di una lingua che spesso non si conosce appieno.
È quanto è accaduto con la fandonia del napoletano lingua patrimonio UNESCO che circola ancora imperterrita e senza che nessuno o quasi, verifichi questa bufala colossale. Tant’è che a molti piace credere nei primati della propria cultura per non riscontrarne le miserie che la circondano e che spesso non sono esogene ma frutto della nostra ipocrisia e del nostro malcostume. Ma ecco che spunta l’animo identitario che prontamente tende a distinguersi da un’Italia matrigna e savoiarda, dimenticando i 73 anni di Repubblica e i 157 postunitari e preferendo le lingue iberiche, più simpatiche poiché più vicine al frainteso canone borbonico (che mai usò il napoletano negli atti ufficiali) al tanto odiato toscano col quale ancora oggi comunichiamo.
Da un bel po’ gira infatti nelle reti sociali una tavola sinottica che pone a confronto alcune parole dell’italiano, del napoletano e dello spagnolo/catalano, quasi come se queste due ultime fossero l’una la variante dell’altra e non due lingue distinte nelle forme del castellano e del català. Che il napoletano abbia molto a che vedere con le lingue iberiche è un dato di fatto ma questo non accade come molti pensano solo per le vicissitudini storiche che pure hanno visto il susseguirsi di aragonesi, castigliani e borbonici per secoli all’ombra del Vesuvio ma soprattutto per il semplice fatto che trattasi di lingue sorelle, lingue neolatine, così come accade anche con l’italiano che oramai ha fortemente influenzato lo stesso napoletano.
Per questa ragione, avendo nozione di causa su quest’argomento, abbiamo preferito porre chiarezza su questa ennesima mistificazione non solo del napoletano ma anche dell’italiano, del castigliano e del catalano e per onore del vero e non del verosimile abbiamo analizzato con attenzione la simpatica ma scorretta comparazione linguistica.
In grassetto le effettive coincidenze linguistiche
- Adonarse – SPA: accomodarsi, sistemarsi – CAT: rendersi conto
- Mocador – SPA: fazzoletto (arc.) più usato pañuelo – CAT: fazzoletto
- Esguerrar – SPA: inesistente – CAT: rovinare, guastare, ma esiste anche l’italiano sgarrare (di orig. Germ.)
- Ajer – SPA: ayer: ieri – CAT: ahir
- Cuchara – SPA: cucchiaio – CAT: cullera
- Correa – SPA: cinghia, cintura (arc.) più usato cinturón – CAT: corretja
- Izar – SPA: issare, termine marinaresco esistente anche in italiano con la stessa accezione – CAT: alçar
- Escopeta – SPA: fucile ma più usato rifle – CAT: fusell – ma in italiano esiste anche schioppo e schiopetto con lo stesso significato
- Paloma – SPA: colomba – CAT: coloma
- Piñata – SPA: tipo di pentola, esiste anche in italiano: pignatta – CAT: inesistente
- Semana – SPA: settimana – CAT: setmana
- Estropear – SPA: deturpare, guastare, rompere generalmente riferito a cose, in italiano esiste storpiare – CAT: trencar
- Tener – SPA: tenere, possedere qualcosa, in italiano esiste tenere con lo stesso significato – CAT: tenir
- Pipiar – SPA: pigolare – CAT: inesistente
- Coser – SPA: cucire – CAT: cosir
- Arrugar – SPA: raggrinzire, sgualcire – CAT: stessa forma e stesso significato del castigliano – in italiano esiste corrugare col medesimo significato
- Amohinar – SPA: infastidire – CAT: amoïnar con lo stesso significato castigliano
- Engrifarse – SPA: irritare, agitare (arc.) – CAT: inesistente
Fonti:
Diccionario de la lengua española de la Real Academia de la Lengua Española 2014
Dizionario Spagnolo/Italiano – Italiano/Spagnolo “Laura Tam” Hoepli 2005
Dizionario Vallardi Italiano/Catalano – Catalano/Italiano, Cecilia Campos, Vallardi 1995
Vocabolario della lingua italiana “Zingarelli” Zanichelli 2014
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