Non è Mai Troppo Tardi
Il Comitato Terra dei Fuochi Vesuviana paventa il forte rischio al quale incorre il nostro paese con l’attuazione di un’autonomia regionale differenziata con disposizioni a netto favore di quelle regioni storicamente più avvantaggiate e a scapito di un Meridione tanto penalizzato quanto a rischio di vedere incancrenirsi i suoi mali, non ultimi quelli ambientali.
L’autonomia regionale differenziata è parte integrante della Costituzione. La riforma del 2001 del titolo V, con il federalismo, ha introdotto grandi novità che consentono ai Governi locali di fornire risposte flessibili e graduate ai bisogni delle comunità, nel rispetto dell’Unità Nazionale, della coesione e del principio di solidarietà.
Al fine di garantire uguali diritti (art. 3 della Costitutzione) ed identica fruizione degli stessi su tutto il territorio nazionale sono stati inseriti nella Costituzione:
- I LEP (livelli essenziali di prestazioni) al fine di assicurare un omogeneo sviluppo dei diritti sociali e civili ed eliminare gli squilibri territoriali;
- Un fondo perequativo senza vincoli per le comunità a minor contribuzione fiscale per abitante, (artt. 119, co. 3° e 5° e 120).
Tali disposizioni sono rimaste lettera morta non essendo stati approvati i LEP con decreti attuativi, grazie ai quali si sarebbe dovuto passare dalla spesa storica ai costi standard, determinati in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. La mancata legiferazione e la ripartizione delle risorse finanziarie dallo Stato centrale agli enti locali secondo il criterio della spesa storica, ha aggravato il già persistente sviluppo disarmonico del territorio italiano a tutto vantaggio delle Regioni del Nord, capaci di maggiore fiscalità pro-capite prodotta grazie alla massima occupazione. Ciò è dimostrato, ad esempio, dal fatto che al Nord è attuato il tempo prolungato nelle scuole materne ed elementari pubbliche, mentre al Sud è solo un sogno.
Nell’ambito Sanitario, con la riforma del 2001, si è trasformato il SSN in venti SSR, quante sono le Regioni, ed ancora una volta si conferma la mancata perequazione tra Sud e Nord. Nel 2002 furono approvati i LEA (livelli essenziali di assistenza) con i quali si dovevano garantire cure appropriate e prestazioni uguali su tutto il territorio nazionale. La realtà è stata ben diversa: il trasferimento di denaro dallo Stato centrale alle Regioni meridionali venne legato al numero di anziani presenti in quel territorio e, considerato che al Sud si muore, in media, almeno due anni prima che nel resto d’Italia, si sono avuti, conseguentemente, minori trasferimenti finanziari, inadeguati interventi socio sanitari e la migrazione dalle Regioni del Sud verso quelle del Nord, quantificata dallo Svimez, nell’anno 2016, in circa 100 mila persone.
Il quadro delineato è già drammatico senza tener conto della richiesta di autonomia regionale differenziata avanzata dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, presentata prima al Governo Gentiloni e poi proseguita, a porte chiuse, con quello giallo-verde. Il progetto prevede la devoluzione a queste Regioni, in via esclusiva, e non più concorrente con lo Stato centrale, di molte materie (ad es. l’istruzione, l’ambiente, la viabilità, la Sanità, vedi agli artt. 116 e 117 della Costituzione) nonché dei 9/10 della fiscalità prodotta su questi territori. Ciò comporterebbe una ulteriore riduzione dei flussi finanziari da trasferire dallo Stato Centrale ai territori più fragili, allargando ulteriormente le differenze socio-economiche tra Nord e Sud. Nulla trapela sulle scelte politiche e sulla volontà di attuare i LEP ed il fondo perequativo verso le Regioni più povere. L’autonomia regionale differenziata, presumibilmente, sarà discussa nel C. d. M. del 15/2/2019 e, se fosse approvata, troncherebbe la coesione e l’Unità Nazionale con ricadute negative sul principio di solidarietà. A tali fatti si richiama il Presidente della Repubblica Mattarella, preoccupato, forse, dalle notizie poco rassicurati provenienti dalle trattative svolte nelle segrete stanze tra Stato e Regioni, che, se fossero confermate, definirebbero la “secessione” tra le Regioni ricche del Nord e quelle povere del Sud.
Non possiamo rimanere muti, la storia ci presenterà il conto per la nostra inerzia e nessun difensore ci salverà dalla giusta condanna per il nostro silenzio.
Comunicato Stampa
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