Il sarripallismo
Amo il calcio ma in genere non amo parlare di calcio; non potendolo più praticare, per ovvie ragioni di età e di fisico, preferisco coltivare i ricordi di gioventù, magari ripuliti da tutte quelle sovrastrutture che ancora oggi rendono lo sport più bello del mondo un qualcos’altro.
Parlare di calcio in questo paese è come se si parlasse di religione perché nonostante la laicità e il relativismo che ci circonda, esistono veri e propri dogmi della fede calcistica che rendono vano ogni discorso logico con chi è tifoso. Poi, senz’altro ognuno è libero di credere in ciò che vuole e scegliere l’oppio dei popoli che ritiene più congeniale alla sua persona ma poi, non si parli di coerenza quando certe questioni cozzano duramente contro la realtà.
Per cui, visto che sono abituato alla ragione molto più che alla passione e non dovendo seguire ad ogni costo nessun filone popolare per accattivarmi un pubblico istintivo e poco incline alla riflessione e visto ancora che dietro la passione esistono senz’altro le motivazioni ma si nascondono anche molte altre pulsioni, ho deciso di affrontare l’argomento Sarri, e questo per dimostrare quanto, anche le persone più illuminate (o che sembrano tali) si perdano, o amino perdersi, dietro suddette pulsioni.
Orbene, l’accostamento comunismo = sarrismo ci è sempre parso eccessivo e questo innanzitutto per il semplice raffronto di due questioni antitetiche tra loro ovvero quella della dottrina politica comunista e il mondo del calcio italiano che risulta essere uno degli esempi più eclatanti e beceri del capitalismo internazionale, proprio quello che ogni buon comunista dice di avversare. Ora, al netto di un diffuso comunismo all’acqua di rose, il discorso potrebbe esser chiuso qui, poiché se io propendo dalla parte dei lavoratori e dei proletari di tutto il mondo, uniti o non che siano, non vado di certo a sostenere le sorti di un padrone che paga cifre milionarie a dei calciatori, molto spesso neanche meritevoli di stima o scarso esempio delle virtù civiche più elementari, per non parlare poi di quelle politiche. E se questo distinguo viene spesso liquidato relegandolo all’esclusività di un contesto privato, se il ragionamento lo fa un comunista o sedicente tale, questo cade ulteriormente nel momento in cui si segue e si esalta l’uso di denaro, destinato alle masse oppresse dei lavoratori, ed usato invece per pagare in maniera esorbitante pochi eletti, e senza di fatto considerare che molto spesso gli stadi sono dello stato, che il CONI stanzia denaro anche per il calcio e che le forze dell’ordine presenti alle partite le paghiamo noi con le nostre tasse.
Ma più nello specifico del personaggio Sarri, che, sia ben chiaro, non fa nulla di peggio o meglio di qualsiasi altro personaggio del mondo del calcio, mi chiedo come si possa accostare, al di là di ogni passione, costui al comunismo! La sua scelta di lasciare il Napoli Calcio per un’altra squadra, alla faccia di Napoli, dei napoletani e della napoletantà, è avvenuta per una questione di soldi e questo, quindi, se tu sei comunista, ammesso che sia lui a definirsi tale e non altri ad affibbiargli quest’etichetta, ti accontenti del tuo stipendio “base”, che sarà senz’altro più alto di quello che un qualsiasi lavoratore stipendiato guadagnerà in tutta la sua vita. E invece no! Te ne vai al Chelsea, una squadra inglese, di un grande magnate russo e con una tifoseria tra le più razziste e destrorse d’Europa, e lo fai perché i milioni che ti dava De Laurentis non ti bastavano. Ma non finisce qui, perché, effettivamente, come allenatore, Sarri è bravo, e il suo gioco è spettacolare, e la dimostrazione che il problema non era lui nel Napoli, è quella della sua vittoria in Europa League (‘stu cazz’e inglese!), ma il gioco, o meglio, la vittoria non la fanno l’attaccamento alla maglia e l’amore per una città ma la fanno, manco a farlo apposta, i soldi! Sempre loro e con buona pace dei comunisti e dei sarristi. Ma dicevamo, Sarri, ovviamente, reduce dalla prestigiosa vittoria e potendo alzare il prezzo del suo compenso, cosa fa? Si ripropone al Napoli come cuore dice di comandare? Non di certo! Passa al migliore offerente, al peggiore esempio dell’annullamento di ogni principio sportivo su quello lucrativo e numero uno degli avversari del tifoso napoletano, in poche parole al diavolo! Alla Juventus!
Ancor peggio, avendolo in corpo quel diavolo, cosa fa il buon Sarri? Dedica, la sua vittoria col Chelsea, ai tifosi napoletani, una captatio benevolentiae da parte chi teme di ottenere quanto prima l’astio ecumenico da parte di ogni tifoso azzurro presente sull’orbe terracqueo, rischiando di perdere quella mal riposta aura sarrista che aveva fatto, più che i risultati stessi, il suo reale successo; un po’ come Zeman, acclamato da tutti come un grande allenatore (vedi i famosi dogmi di cui sopra) pur non avendo mai vinto nulla, anzi, avendo affossato più squadre nelle categorie inferiori ma, quando il tifoso crede, non c’è logica che tenga.
Ecco, ma chi è che ha creato questo mito sarrista e come si pone ora davanti a queste scelte tutt’altro che comuniste del loro beniamino? Qualcuno sostiene che sia stato il gande giornalista Sandro Ruotolo e, ammesso che fosse così, non perderei comunque la stima nei confronti di una persona che vive sotto scorta per aver fatto egregiamente il suo lavoro, ma temo che i veri fautori, se non i diffusori, del sarrismo siano tutti coloro che hanno voluto cavalcare l’onda della popolarità e del ruffianamente corretto, quella che prende non solo il cuozzo ma anche il radical chic che anche stavolta ha potuto finalmente sfogare la sua faziosità senza per questo perdere la sua patente di comunista ed intellettuale. E per questo, di certo, qualcuno ci metterà le proverbiali pezze a colori, del tipo “fino al palazzo per conquistare il palazzo” per cambiare il sistema ed altre simili amenità, in spregio a chi contro il palazzo ci sbatte la testa da anni e con i suoi scarsi mille euro al mese; ma mi chiedo, più di ogni altra cosa: quanto comunisti siano coloro che credono o hanno creduto ancora nel sarrismo/comunismo? Che cognizione hanno della dottrina politica d’elezione? Ma, sopra ogni cosa, quanta responsabilità hanno nel decadimento del comunismo italiano?
Perché sapete com’è … se, non ultima, la candidata a premier di “Potere al Popolo” afferma: “noi non siamo di sinistra, noi siamo comunisti” per poi esaltare Koulibali il 25 aprile come se fosse Togliatti, c’è veramente qualcosa che non quadra, perché, se sei comunista, mi vai a seguire le squadrette rionali e non il grande calcio del capitale e dei mercenari che di rappresentativo della città di Napoli e del comunismo non hanno assolutamente nulla.
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