In Campania nel 2018 crescita Zero del Pil. L’allarme nei dati del Rapporto SVIMEZ 2019
Dopo un triennio 2015-2017 di (pur debole) ripresa del Mezzogiorno, si riallarga la forbice con il Centro-Nord. Tengono solo gli investimenti in costruzioni, crollano quelli in macchinari e attrezzature. Prosegue il declino dei consumi della P.A. e degli investimenti pubblici.
Al Mezzogiorno – si legge dai dati del Rapporto SVIMEZ 2019 – mancano quasi 3 milioni di posti di lavoro per colmare il gap occupazionale col Centro-Nord. Il dramma maggiore è l’emigrazione verso il Centro-Nord e l’estero. I diritti di cittadinanza limitati al Sud. Forte disomogeneità tra le regioni meridionali: nel 2018 Abruzzo, Puglia e Sardegna registrano il più alto tasso di sviluppo.
In Campania, nel 2018, c’è la crescita zero del PIL, determinata da un rallentamento dell’industria che aveva trainato la regione negli anni scorsi e soprattutto da quello negativo dei servizi. Ciò dopo che nel 2017 il prodotto lordo aveva continuato a crescere dell’1,8%. Nella regione, le costruzioni vanno bene (+4,7%), l’agricoltura si attesta a +1,1%, mentre l’industria in senso stretto realizza un modesto +0,5%. In controtendenza i servizi, che pesano molto sul complesso dell’economia campana, in calo di -0,3%. Va sottolineato che nel complesso del periodo 2015-18 con il +4.
LO SPETTRO DI UNA NUOVA RECESSIONE. PREVISIONI SVIMEZ: NEL 2019 PIL SOTTO LO ZERO AL SUD
Nella seconda metà del 2018 l’andamento congiunturale è peggiorato nettamente. La modesta crescita osservata nei primi sei mesi, che proseguiva il trend espansivo avviatosi ad inizio 2014, ha lasciato il posto ad un sempre più marcato rallentamento dell’attività produttiva. Nel quadro di un progressivo rallentamento dell’economia italiana, si è riaperta la frattura territoriale che arriverà nel prossimo a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito. In base alle previsioni elaborate dalla SVIMEZ, nel 2019, l’Italia farà registrare una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del PIL del +0,1% e una crescita zero dell’occupazione (considerando nella stima il peso crescente della cassa integrazione). Il PIL del Centro-Nord dovrebbe crescere poco, di appena lo +0,3%.
Nel Mezzogiorno, invece, l’andamento previsto è negativo, una dinamica recessiva: -0,3% il PIL. Nell’anno successivo, il 2020, la SVIMEZ prevede che il PIL meridionale riprenderà a salire segnando però soltanto un +0,4% (anche l’occupazione tornerà a crescere, se pur di poco, con un +0,3%). Migliore l’andamento delle più importanti variabili economiche nel Centro-Nord, con un incremento del prodotto interno lordo pari a +0,9%, ma comunque non in grado di riportare l’Italia su un sentiero di sviluppo robusto (nel 2020, l’aumento del PIL nazionale sarà del +0,8% e dell’occupazione del +0,3%).
Le cause di queste prospettive poco incoraggianti per l’economia italiana vanno ricercate in primo luogo nella decelerazione del commercio mondiale, sottoposto a pressioni crescenti, dall’improvvisa fiammata protezionistica alle forti tensioni in diverse parti del mondo. Nonostante tale peggioramento l’export, all’interno della domanda aggregata, resta la componente per la quale la SVIMEZ prevede una crescita relativamente più sostenuta. E inevitabilmente di ciò ne beneficia soprattutto il Centro-Nord, data la maggiore, e crescente, partecipazione di quest’area ai flussi del commercio mondiale. Per quanto attiene, invece, la domanda interna, nel 2019, la SVIMEZ prevede che gli investimenti fissi lordi subiranno una forte decelerazione, negativamente influenzati da aspettative al ribasso e da un fisiologico calo dopo l’aumento indotto dagli incentivi di “Industria 4.0” assai significativo nel 2017 (e solo in parte nel 2018).
I prestiti alle imprese sono calati nei primi 4 mesi del 2019 del -8% nel Centro-Nord e del -12% nel Mezzogiorno, a conferma di un peggioramento delle prospettive dell’economia meridionale. L’unica componente che dovrebbe registrare un andamento più sostenuto, come nel 2018, è quella degli investimenti in costruzioni, che comunque dovrebbero crescere di più nelle regioni centro-settentrionali. La spesa per consumi delle famiglie dovrebbe risultare, sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno, poco più che stazionaria. Su questa variabile, che condiziona fortemente la dinamica del Pil meridionale, influisce pesantemente la debolezza della dinamica occupazionale e la persistente debolezza dell’azione riequilibratrice dell’intervento pubblico.
fonte: http://lnx.svimez.info/svimez/
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