Parco Nazionale del Vesuvio, uno spiraglio di luce con qualche ombra.
Siamo andati, come nostra abitudine lungo i sentieri del PNV per comprovarne lo stato. Stavolta siamo andati sul sentiero n°7, quello recentemente ristrutturato della Profica Paliata, in quel di San Giuseppe Vesuviano.
Accogliamo con piacere l’iniziativa dell’ente parco che ha da poco inaugurato la nuova struttura del sentiero n°7 ma vorremmo che questi lavori, oltre ad essere mantenuti nel tempo, con azioni di manutenzione ordinaria, si trasformassero in qualcosa di più che un’opera portata a termine ma una spinta vera verso la libera e consapevole fruizione dell’area protetta.
Partiamo dagli aspetti positivi di questo primo cantiere portato a termine della prima tranche di lavori del cosiddetto Grande Progetto Vesuvio. Il sentiero, che in sé non è mai stato lungo (1.579 m lineari nel suo vecchio tracciato) si perdeva nel bosco misto mesofilo anche se non comportava grandi difficoltà nel percorrerlo fino al suo congiungimento con il sentiero 1/2 del Parco. Ad ogni modo il tracciato è stato in parte cambiato deviandolo, sui 370 m di altezza, leggermente verso nord-ovest congiungendolo sempre al sentiero 1/2 ma all’altezza del rifugio degli operatori forestali della provincia.
Di positivo c’è appunto che, per quanto il tracciato non presentasse grosse emergenza dal punto di vista idrogeologico, è pur sempre ripido ed è per questo stato attrezzato da oltre una ventina di pozzetti di captazione della acque meteoriche (in verità il cantiere è ancora aperto poiché nella parte del vecchio tracciato del sentiero si stanno costruendo ancora altri pozzetti). Tali strutture sono state costruite tutte in legno e contemplano anche una piccola rampa per permettere agli animali di non rimanere intrappolati nel fosso. Inoltre, sul nuovo tracciato, è stata realizzata, oltre ad una piacevole area di sosta, una splendida scalinata che grazie a tre rampe supera agevolmente un primo importante dislivello. Purtroppo questi 180 metri di scalinata sono le uniche opere di ingegneria naturalistica che troveremo fino al termine del percorso a quota 730. Fatta eccezione dei numerosi segnavia che ci accompagneranno lungo il ripido percorso.
A ciò, e cominciamo con le note negative, va aggiunto che purtroppo il bellissimo tratto di sentiero che va dalla scalinata fino alla “Baracca Forestale” (là dove è stato asportata la segnaletica appena istallata) è costellato dagli spuntoni delle piante tagliante per farsi strada nella boscaglia, molto pericolosi soprattutto in fase di discesa. A questo aggiungiamo che il tratto iniziale del sentiero, a partire da quota 175 m., quello prevalentemente rurale, è, come spesso abbiamo fatto notare, luogo di scarico di rifiuti d’ogni genere. Allo stesso imbocco del tratto boschivo, là dove è presente la cartellonistica e la sbarra sempre aperta dell’accesso, ci accolgono i rifiuti, presumibilmente depositati da una limitrofa attività di ristorazione. Ancor più grottesca la situazione là dove ad un primo bivio la freccia di indicazione è affiancata da una grossa cisterna in eternit piena di rifiuti, tra cui anche uno pneumatico.
Il resto del percorso, oltre alla costante presenza dei rifiuti (eternit, frigoriferi e pezzame) denota, fino ai 300 m. un grande movimento di terra ma senza opera alcuna di contenimento reale e soprattutto mostra la stratificazione del rifiuto accumulato negli anni passati. Si spera che le belle e utili opere di regimentazione delle acque poste a monte e ancora in via di completamento, possano limitare il flusso idrico a valle e che anche i residenti ne capiscano l’importanza, abbiamo infatti rilevato un intenso flusso di automezzi che passando sulle canaline di scorrimento, fatte in legno, potranno in breve tempo inficiarne la funzionalità.
Il nostro augurio è che questo dispendio di forze e denaro pubblico non venga vanificato, e dimenticato come si è fatto in passato e che venga istituito subito un servizio di manutenzione ordinaria come necessitano le opere di ingegneria naturalistica.
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