A Caivano il punto della situazione sulla Terra dei Fuochi
Gli stati generali sulla Terra dei Fuochi si sono riuniti a Caivano per fare il punto della situazione, meglio questo che niente ma la soluzione di questa problematica sembra ancora molto lontana.
A Lucio Righetti, che tra i primi ci ha creduto ed è anche per lui che bisogna andare avanti.
Oggi c’era un promettente incontro presso il Castello di Caivano, là dove gli stati generali dell’ambientalismo partenopeo, autorità provinciali, forze dell’ordine, esercito, Vigili del Fuoco, ARPAC e “comitati” hanno fatto il punto della situazione sulla “Terra dei Fuochi”. In pratica un “focus sull’area nord” della Terra dei Fuochi nella Città Metropolitana, “sulla prevenzione e contrasto degli sversamenti e degli incendi dolosi dei rifiuti.”
Orbene, in effetti c’erano proprio tutti, c’era anche la chiesa che, nelle persone di Antonio Di Donna (Vescovo di Acerra) e Don Maurizio Patriciello ci sono sembrati quelli che avevano, più di ogni altro, una benché minima cognizione dello stato dell’arte di quei martoriati luoghi, a 12 anni dalla creazione della subprefettura della Terra dei Fuochi e a parecchi decenni dall’inizio dello scempio della nostra terra.
L’intervento di sua eccellenza il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ci è sembrato un po’ troppo sbrigativo, soprattutto nell’ascolto delle poche associazioni presenti (WWF, Legambiente, Osservatori Civici della Terra dei Fuochi), permeato di un ottimismo d’ordinanza, ha sfoggiato un irrealistico auspicio di nuove e mai realizzate bonifiche e, soprattutto, ha proposto la panacea di ogni male ambientale: le telecamere!
La conferenza stampa del prefetto di Napoli
Quindi, nulla di nuovo sotto il sole, i roghi e gli sversamenti sono sempre là, perché nessun politico ha mai osato mettere in discussione il lavoro nero che li alimenta. Il tasso di inquinamento è sempre alto (secondo i rilievi di Legambiente), i maggiori sversamenti avvengono durante i fine settimana (secondo l’esperienza delle GPG del WWF) e le centraline dell’ARPAC non rilevano l’inquinamento a causa degli antidetonanti (secondo quanto ha invece affermato il medico attivista Antonio Marfella).
Che dire? Meglio questo che niente, meglio valutare il fatto che si parli ancora di Terra dei Fuochi e, sopra ogni cosa, che non si consideri questa problematica passata o risolta, e questo in memoria di tutte quelle persone che ne hanno patito le conseguenze e che le patiscono ancora. Ma, sinceramente, dopo almeno 12 anni di lotta, sentire ancora parlare di fantomatiche bonifiche in un contesto che in questo preciso momento è costantemente alimentato di rifiuti e roghi, da un’economia sommersa, nascosta più dall’ipocrisia che dalle saracinesche, e parlare ancora di telecamere, in un territorio che non potrà mai esserne ricoperto è irrealistico, frustrante e anche un po’ offensivo.
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