Angelo Mozzillo (1736 – 1810), pittore neoclassico, fu uno dei principali esponenti del Settecento campano “minore”, apprezzato autore di opere a tema religioso, naturalistico, ritrattistico.
Nato in Afragola da Crescenzo, pittore anche lui, e Anna Maria Abbate, firmò la sua prima opera nel 1758, a soli 22 anni, nella parrocchiale di San Giorgio in Afragola. Due anni dopo affrescò gli ambienti interni della chiesa di Santa Maria del Monte dei morti a Cerreto Sannita e poco dopo compì la prima sortita in area nolana, realizzando i dipinti dell’ “Adorazione dei Magi” e della “Presentazione di Gesù” nella chiesa della Santa Croce. Fu proprio a Nola che si trasferì in data imprecisata degli anni Settanta, in seguito al matrimonio con una donna della vicina Lauro e su invito del vescovo Filippo Lopez y Royo, energico pastore della diocesi nolana, apprezzato dalla corte borbonica (tanto da essere poi promosso alla sede palermitana) e mecenate dell’artista afragolese.
Da allora iniziò un prolifico periodo di produzione pittorica molto apprezzata da Ordini religiosi e da committenze private che si contendevano l’autore e la sua mano da tutta la Campania. Il declino della vita lo trovò tuttavia in Lauro, impoverito per la generale crisi seguita al caos generato dall’invasione napoleonica del Regno di Napoli, privo di protettori e di appoggi presso il nuovo regime. Morì nel maggio del 1810, nel totale anonimato, e la sua fama fu presto dimenticata e salvata solo da eruditi che però gli attribuirono natali napoletani.
Un’opera inedita e il nuovo Catalogo
A oltre duecento anni dalla morte, un suo concittadino, lo storico Domenico Corcione, ne ha seguite per la prima volta le tracce e ne ha ricostruito il corpus delle opere e le essenziali linee biografiche. E la sua ricerca, iniziata nel 2012, si è conclusa quest’anno, con la correzione di alcuni errori di attribuzione e la scoperta di una nuova opera dell’artista.
Nel corso di una ricognizione nella Concattedrale di Castellammare di Stabia, ove è presente una tela mozzilliana firmata e datata, Corcione ha individuato un’anonima e rovinata tela ritraente San Filippo Neri, una copia della celebre tela secentesca di Guido Reni.
La scoperta dell’opera inedita
Abbiamo contattato lo storico afragolese per farci raccontare in anteprima per i lettori di Vesuvio News com’è nata tale scoperta.
“Appena vidi il dipinto – racconta lo storico – fui colpito dalla somiglianza con una copia del soggetto reniano pressoché identica custodita nella Basilica di San Mauro di Casoria, non firmata ma attribuita ad Angelo Mozzillo.
Feci una ripresa fotografica del quadro, impolverato e abraso nella parte inferiore, per confrontarlo con la pittura casoriana. E ho avuto conferma che i due dipinti sono identici per stile, cromatografia e iconografia, differendo per la posizione di alcuni angeli e del giglio, simbolo di purezza, che a Casoria è ai piedi del santo mentre a Castellammare è retto da un angelo”.
Quindi l’opera anonima della concattedrale stabiese è di mano mozzilliana?
“Sulla base delle mie ricerche, posso confermare che il dipinto è, se non di vera mano di Angelo Mozzillo, proveniente almeno dalla sua scuola, per stile e tonalità cromatiche”.
Le due copie del San Filippo Neri sono effettivamente molto simili. Ma è da notare, come lei stesso afferma, che quella di Casoria non è firmata da Mozzillo. Come fa ad attribuirne la paternità al pittore afragolese, e di conseguenza fare lo stesso per quella stabiese?
“La Basilica di San Mauro ospita 6 opere mozzilliane, fra firmate e non. Tra quelle firmate è presenta una tela della Ss. Vergine fra i santi Emidio e Filippo Neri, datata al 1780. Il fondatore dell’Oratorio qui ritratto è in veste nera ed è del tutto simile nell’aspetto a quello in veste rossa e anonimo, copia del Reni. Per questo l’attribuzione di quest’ultimo dipinto è riferibile a Mozzillo”.
Quest’opera non era stata finora censita?
“Affatto, a quel che mi risulta non è nota come opera mozzilliana neppure a Castellammare. E questa scoperta avviene proprio quando avevo concluso le ricerche della opere del maestro di Afragola, il mese scorso”.
Quindi la notizia di questa scoperta è un’anteprima che comunica in questa occasione al pubblico interessato ai fatti dell’arte?
“Assolutamente sì, si tratta di una notizia totalmente inedita e anzi colgo l’occasione per ringraziare Vesuvio News per lo spazio dedicato all’opera di Angelo Mozzillo e alla mia ricerca”
Lei è autore di un catalogo dedicato al Mozzillo, il primo in assoluto…
“Il catalogo del 2020 fu un inizio, un primo passo per raccogliere e dare conoscenza del corpus produttivo del pittore. Era costituito dalle schede iconografiche e iconologiche delle opere realizzate dal maestro fra il 1758 e il 1792. Sono andato avanti con le ricerche e ho concluso le mie peregrinazioni in cerca di Mozzillo in giro per la Campania. Nella tarda primavera del prossimo anno sarà pubblicato un nuovo Catalogo d’arte, completo di tutte le opere, con immagini nuove e di alta qualità, con annessa un’appendice documentaria e biografica sull’artista”.
Quante opere ha finora censito?
“Fino alla identificazione della nuova opera stabiese, avevo raccolto le immagini di 110 opere, fra dipinti, affreschi, restauri e ritratti. Ma come dimostra quest’ultima scoperta, opere mozzilliane possono sempre essere ritrovate in ogni momento. Il nuovo Catalogo del 2023 sarà uno strumento utile sia per lo studioso di arte campana sia per il semplice appassionato per conoscere un autore che, a duecento anni dalla morte, ha ancora molto da dirci”
A. Mozzillo, Presentazione della Vergine al Tempio. Nola, Chiesa dell’Immacolata. (foto D. Corcione)
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.