Il centro storico di Napoli è stato in questi anni un po’ la mia seconda casa. Sin dai primi anni di università, parliamo della fine degli anni ’90, ho passato praticamente tutte le giornate in quei vicoli, tra San Gregorio Armeno e Piazza Dante. In pratica ci sono cresciuto, ci ho vissuto, ci ho passato gli anni di dottorato, quelli da assistente universitario e cultore di materia, anche quelli da disoccupato.
Ho passato centinaia di serata tra Piazza Bellini, San Domenico Maggiore, Largo San Lorenzo, la zona universitaria per capirci.
Amo quei luoghi, mi hanno insegnato quanto questa città sia stratificata socialmente, quanto sia piena di ricchezze culturali, umanità, e nello stesso tempo ci ho sempre sofferto, per via del potenziale mai effettivamente sprigionato.
E ci ho sofferto anche per via della ingovernabilità di quei luoghi, sostanzialmente da sempre citati nei programmi elettorali e poi, nei fatti, mai effettivamente presi in considerazione.
Potrei fare rifermento a molte questioni, dalla totale assenza in materia di gestione culturale di alcuni luoghi storici, come la libreria Guida, fino alla ormai totale inefficacia a garantire la sicurezza dei cittadini che quotidianamente vivono il centro.
In questi anni abbiamo assistito a pestaggi, come quello ad Omar Suleiman e a sua moglie, retaggi omofobi, rapine, e qualche giorno fa – in pieno stile cinematografico – un gruppo di ragazzi arriva a Piazza Bellini e spara in aria a scopo intimidatorio, come a ribadire che quella piazza è la loro. Io stesso l’anno scorso fui vittima di una tentata rapina nelle zone di Via Bellini, con tanto di spari con colpi di arma da fuoco dietro la mia auto, avevano poco più di diciotto anni.
Per non parlare della faida che da qualche mese imperversa proprio nel centro storico, una guerra che ha protagonisti ragazzi con una età media di venti anni, che sempre più spesso finiscono a terra a colpi di arma da fuoco.
Ho letto con stima le dichiarazioni di persone, di cittadini che come me amano e vivono quelle zone, ma le ho lette anche con preoccupazione, sì, una preoccupazione che mi porta a vivere uno scoraggiamento, una forma di pessimismo politico e culturale, e che mi porta a pensare che per quei luoghi c’è poco da fare.
Ebbene io questa sensazione non voglio più viverla, sono stanco, logorato e nello stesso tempo fortemente arrabbiato per come il centro storico e quello antico siano ormai in preda allo sbando e al degrado totale.
Ormai vivo sulla mia pelle sensazioni che non avrei mai voluto vivere, come quella di non entrare in un vicolo da solo, di non muovermi per le strade del centro senza avere la sicurezza che mi possa accadere qualcosa da un momento all’altro, di non poter garantire ad amici di altre città che vengono a trovami a Napoli di poter tranquillamente passeggiare senza metterli in allerta, di poter sostare a Piazza Bellini senza avere il timore di poter – per qualsiasi motivo – trovarmi in mezzo ad agguati, spari, risse.
No, questa non è la Napoli che voglio.
In molti mi conoscono come dirigente del Partito democratico, ma questo appello lo rivolgo a tutti, non solo al mio partito. Lo rivolgo alle tante associazioni che da anni lavorano sul territorio, alle organizzazioni che operano per il bene sociale e culturale del centro storico e quello antico, alle istituzioni, ma anche e soprattutto ai cittadini. Mi rivolgo alla loro esperienza civile e sociale, bisogna rilanciare con forza un impegno civico che c’è, esiste ma che da troppi anni appare tappato, strangolato da chi vuol far apparire una Napoli che vive bene ma che nei fatti non lo fa, che ha paura e che non deve più averne.
Non si può più indugiare, non possiamo più avere timore di sostare nelle piazze che ci hanno da sempre accolto, non possiamo avere paura di vivere a casa nostra.
Tommaso Ederoclite, Segreteria PD Napoli
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