Castello del Matinale, una macchina da guerra federiciana
A chi si sia trovato a percorrere le strade tra Acerra e Maddaloni, lì dove la provincia di Napoli lascia il posto a quella di Caserta, sicuramente non sarà sfuggito in cima alla collina di Cancello il profilo di un castello turrito. Si tratta del Matinale, castello di origine sveva ma fondato probabilmente su una più antica roccaforte longobarda fatta costruire da Rudovaco. Scopriamolo insieme in questa passeggiata virtuale.
Siamo sulla collina di Cancello, nel parco regionale del monte Partenio, dove a circa 220 m di quota è situato un antico maniero con alle spalle una storia lunga e travagliata. È il castello del Matinale o Castrum Cancelli, ovvero castello di Cancello, nome col quale iniziò ad essere chiamato intorno al XIV secolo.
L’origine del toponimo Matinale è incerta. Anche se spesso è riferito all’uso germanico del dono che il marito faceva alla moglie nel mattino seguente la prima notte di nozze, verosimilmente deriva dal nome dallo sperone roccioso su cui la fortezza sorse, appunto la “Matina”[1].
Tuttavia un dono di nozze non è estraneo alla sua storia. Infatti l’imperatore Federico II diede in dote a sua figlia naturale Margherita II di Svevia, nell’occasione del matrimonio con Tommaso II D’Aquino conte di Acerra tutta la valle di Suessola e il casale di Cancello.
Fu così che poco dopo le nozze, intorno al 1247, il conte d’Acerra fece costruire ex novo questo maniero per controllare tutta la vallata, il settore meridionale della Terra di Lavoro e i movimenti verso il Sannio, Napoli e la costa flegrea.
Un castello federiciano
Il legame con lo Stupor Mundi appare più forte di quanto possa sembrare a prima vista, tanto da ritenere possibile includere a pieno titolo anche il Matinale nel novero dei “Castelli Federiciani”.
Anche se l’epoca di costruzione e le tecniche utilizzate sono affini al castello di Casertavecchia che abbiamo visitato nel precedente itinerario virtuale lo schema ricorda i castelli pugliesi di fondazione federiciana e contrariamente a come può apparire ad un primo sguardo la progettazione fu molto attenta, sia agli orientamenti, che alle strategie di difesa. Infatti il castello ha un impianto planimetrico basato sul quadrato con quattro torri angolari più una quinta mediana a guardia di una porta secondaria posteriore detta “pusterla”.
La lunghezza totale del castello è circa 45 m per lato e secondo un recente studio [2] la pianta è organizzata su un modulo che si rifà al “passetto architettonico”, unità di misura utilizzata per quasi un millennio e corrispondente a circa 67 cm.
E’ precisamente studiato anche l’orientamento, infatti le torri (di circa 9 metri di lato) sono orientate verso i punti cardinali con una deviazione di 23°, cosa che fa in modo che nel giorno del solstizio d’estate il sole sorga esattamente in asse col portale d’ingresso. Un’apertura sulla parete opposta segue invece il tramonto del sole nel medesimo giorno.
Una perfetta macchina da guerra
Le torri alte di circa 15 m (22 passetti) in origine erano merlate. Una le sovrasta tutte, ed è quella a orientata ad est che fu soprelevata subito dopo la costruzione per migliorarne le possibilità di difesa dall’alto contro eventuali attacchi che scalassero le torri. Ciò ci testimonia con quanta attenzione venissero affrontati tutti i possibili problemi difensivi.
Infatti la forma delle torri che, soprattutto alla base, può apparire irregolare ed approssimativa, in realtà segue un disegno ben preciso che permetteva di difendere anche i lati ciechi delle torri vicine dalle feritoie poste ai lati delle stesse torri, prefigurando così di qualche secolo l’invenzione del bastione difensivo.
Il Matinale era quindi una perfetta macchina da guerra che però fu abbandonato dopo meno di due secoli, poco dopo la guerra di successione angioino-aragonese, quando ormai strategicamente aveva perso di importanza. Escluso dal circuito difensivo del Regno di Napoli fu abbandonato quasi dimenticato fino ad essere usato addirittura come ricovero dai contadini e cava di pietre intagliate.
Nonostante ciò, è proprio grazie al precoce abbandono che è giunto fino a noi senza troppe manomissioni e modifiche, in genere apportate per adeguare le strutture difensive alle nuove tecniche di guerra, consentendoci di leggere facilmente l’impianto iniziale e capirne le strategie progettuali.
Conferme della posizione strategica sulla vallata di Suessola si ebbero però anche nei secoli successivi. Infatti nel 1799 il castello vide le truppe napoleoniche del generale Championnet accamparsi al suo interno durante le vicende della Repubblica Napoletana. Successivamente all’unità d’Italia divenne rifugio della banda di briganti di Mucusiello. In ultimo nel 1943 divenne sede dei comandi della Quinta e settima armata delle truppe alleate.
La visita al castello
Il castello si raggiunge abbastanza facilmente con una passeggiata che ci conduce in cima alla collina di Cancello, oggi piantumata ad uliveto. Dalle chiome degli alberi si vedono spuntare le torri del castello e un breve viottolo ci conduce al bel portale d’ingresso. Questo è realizzato in forma ogivale con blocchi di calcare e chiave d’arco in granito. Da esso si accede direttamente nella corte di forma quadrata che oggi si presenta pressoché spoglia e priva dei volumi che la completavano, distrutti dall’abbandono, dall’incuria, dai terremoti, e anche dall’utilizzo del castello come cava di pietre pregiate.
A sinistra del portale d’ingresso c’è un enorme ambiente parzialmente seminterrato coperto da una volta a sesto acuto. E’ raggiungibile attraverso una ripida gradonata che si apre direttamente sulla corte. La volta a botte intermedia è crollata causando l’unificazione di due ambienti un tempo sovrapposti.
Accanto a questo un secondo ambiente conserva ancora il solaio intermedio dal quale è possibile accedere alla base della torre sud dove ci sono ancora tracce della pavimentazione in pietra. Al di sotto di essa c’è una delle tante cisterne presenti nel castello che nel totale raggiungono una capacità di circa 500 mc. Il che ci da la misura di quante persone potesse ospitare in caso di assedio.
Sempre dalla corte una scala parzialmente crollata conduce alla torre est dove al primo livello ci sono i resti di un grosso camino e una latrina ricavata nello spessore murario. Piccoli confort per i soldati di guardia.
Da qui, attraverso una ripida e stretta scaletta dai gradini consumati si raggiungeva il punto più alto del castello, e quindi di tutto il sistema difensivo.
Questo locale fu realizzato subito dopo la costruzione, murando la merlatura e sopraelevando la torre. In modo da migliorare ulteriormente la visibilità.
Infatti dalla sommità il controllo della vallata era totale ed ancora oggi il colpo d’occhio è magnifico e vasto e permette di vedere a 360° dal Partenio al Taburno ai Tifatini, dalla piana Campana al litorale domizio, dal Lattari ai monti di Nola. Mentre a sud al centro della piana si erge maestoso il complesso del Somma Vesuvio.
Questa torre era in diretto contatto con quella che probabilmente era l’ala di rappresentanza del castello. Infatti l’ipotesi è avvalorata dalla presenza sulla parete di nord est dell’unica finestra bifora decorata, all’interno di una essenziale macchina da guerra.
Nella torre ovest, si trovano invece tracce di un forno e di una grande cappa di copertura, probabilmente qui erano situate le cucine del castello, con sotto di esse, l’immancabile cisterna.
Fino a poco tempo fa era raggiungibile, anche un altro ambiente in cui si trovano affreschi di gusto pompeiano realizzati nel XVIII secolo. Oggi purtroppo ciò che restava dell’ultimo tratto di scala da percorrere per raggiungerlo è crollato ulteriormente, rendendone praticamente impossibile l’accesso.
[1] Pierfrancesco Rescio, il sistema delle fortezze medievali della contea di acerra. il castello di Matinale a Cancello. In Rassegna Storica dei Comuni, ANNO XXXVI (n. s.), n. 158-159 GENNAIO-APRILE 2010.
[2] Adriana Rossi , Le misure del castello San Felice a Cancello, in DISEGNARECON, volume 8/n.15 – luglio 2015.
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