Gli scavi archeologici a Pollena Trocchia, dal mistero del tempietto al Teatro San Carlo
Non solo le più famose Pompei ed Ercolano, con Stabia e Oplonti. Le pendici del Vesuvio nell’epoca romana erano disseminate di insediamenti più o meno grandi, e soprattutto da numerose ville rustiche dedite alla produzione agricola.
Scopriamo insieme queste testimonianze archeologiche, attraverso un itinerario virtuale che oggi ci porta a Pollena Trocchia.
l’archeologia a Pollena Trocchia
Sito archeologico poco conosciuto, se non ignorato, Pollena Trocchia custodisce ancora molti segreti dell’antichità, probabilmente una intera città: Veseri, citata da molte fonti antiche e che doveva trovarsi in questa zona lungo le sponde di un omonimo fiume.
Lo scavo archeologico oggi più noto di Pollena Trocchia è quello in località masseria de Carolis, meglio conosciuta come il “parco Europa”. Un edificio con impianto termale venuto alla luce nel febbraio 1988, durante i lavori di sbancamento di un cantiere edile. Dalle indagini svolte finora è emerso che la struttura è successiva alla famosa eruzione vesuviana del 79 d.C. e che fu distrutta qualche secolo dopo nel corso della cosiddetta eruzione di Pollena, di tipo subpliniano, dell’anno 472. Questa villa però non è l’unica testimonianza antica presente su questa parte di territorio vesuviano, che è anzi molto più ricco di presenze archeologiche di quanto si possa pensare.
Purtroppo però solo in rari casi sono state organizzate sistematiche campagne di scavo, e le scoperte conosciute sono quasi tutte frutto di casualità, avvenute durante la costruzione di qualche palazzina (come il caso menzionato precedentemente) o nel corso dello sfruttamento delle tante cave che erano disseminate sul territorio. Proprio a causa di ciò di molte scoperte non sono mai state avvertite le autorità e spesso i resti sono stati rioccultati, distrutti o trafugati illegalmente.
Ambrogino Caracciolo, un testimone oculare
Dobbiamo all’opera del conte Ambrogino Caracciolo di Torchiarolo nativo di Pollena Trocchia e studioso appassionato di antichità se oggi abbiamo notizie di numerosi ritrovamenti avvenuti soprattutto nella zona san Martino e Carcavone. Il Caracciolo in due pubblicazioni nel 1908 e 1932 sulla storia di Pollena Trocchia descrive quanto ebbe modo di vedere ed esplorare di persona, tra cui uno stretto cunicolo sotterraneo, ritrovato al di sotto di una vigna, largo circa 3 metri e lungo 12, quasi del tutto ricolmo di detriti, che i locali credevano una antica chiesa nella aule si trovava una leggendaria statua d’oro massiccio si san Martino a cavallo. E chiosa il Caracciolo, “È assodato però che in alcuni scavi si son trovati bellissimi mosaici, delle vasche di marmo, e principalmente grandissima quantità di condotti di piombo; tutte cose barattate nel gran segreto”, poiché “quei contadini per tema di esser disturbati nelle loro coltivazioni, o di essere scacciati dai locali poderi, tengono con gran cura celato ogni cosa”, Il Caracciolo in fatti denuncia la scoperta di una ampia cella vinaria ritrovata da un contadino durante scavi clandestini, il quale alla ricerca di immaginari tesori distrusse molti dolia. Il conte riuscì a salvarne solo uno, che fu trasportato al comune di Pollena, ma del quale oggi non se ne ha più traccia. Molte altre sono le testimonianze antiche presenti nel territorio. Nella chiesa dell’Annunziata di Trocchia è custodita una acquasantiera realizzata capovolgendo e trasformando una base di colonna sicuramente romana, molto probabilmente ritrovata in loco questa risulta presente in chiesa già nel 1598.
Ma i reperti da citare potrebbero essere ancora numerosissimi, tali da allestire perfino una collezione, infatti, Pollena tra il XVIII e XIX secolo fu una frequentatissima località di villeggiatura delle famiglie aristocratiche napoletane, come quella di Nicola Santangelo ministro degli interni di Ferdinando II, il quale nella sua bellissima villa (oggi scomparsa) allestì una ricca collezione di antichità tra cui molti reperti ritrovati in zona; Frammenti di affreschi, una vasca di marmo e alcuni blocchi di marmo che si dicevano appartenere all’antico tempio di Apollo che avrebbe dato nome alla località Apolline , diventata poi Pollena. Ed ancora, in quella che fu la villa dei marchesi Cappelli, nel cuore antico di Pollena, è custodita una antica ara romana adornata di teste bovine e festoni.
Da Pollena Trocchia al teatro San Carlo di Napoli
I ritrovamenti noti non sono solo quelli dei secoli a noi più vicini ma abbiamo notizia di un importante scavo a Pollena già nel XVIII che fu portato avanti dal de Alcubierre, all’epoca impegnato negli scavi di Ercolano e Pompei. Nel 1749 durante una sospensione degli scavi in corso a Pompei, furono inviati alcuni operai a Pollena, da dove era arrivata notizia di alcuni ritrovamenti. In pochi giorni di lavoro vennero alla luce molte strutture murarie, pavimenti in marmo e mosaico, vasi in vetro e bronzo, monete e lucerne. Si era probabilmente in presenza di una residenza di pregio, e tutti i reperti furono trasportati a Napoli assieme ad un altro carico, che risulterà ben più utile. Infatti le mura vennero letteralmente smontate ricavandone ben 18000 mattoni che furono inviati al cantiere per la costruzione del teatro san Carlo. Questo sito resta a tutt’oggi ignoto, nonostante una prima identificazione con gli scavi di masseria de Carolis, poi smentita da indagini recenti, facendo ripiombare nel mistero la localizzazione dell’ignoto sito dello scavo borbonico.
Il misterioso tempietto romano
Avvicinandoci ai giorni nostri, nel 1968 nei pressi dell’ospedale Apicella, e come di consueto, nel corso dei lavori per la costruzione di una palazzina privata, fu ritrovata una sepoltura in anfora, di epoca tardoantica. Tale ritrovamento farebbe supporre nei pressi la presenza di una villa rustica.
Ma una delle scoperte più entusiasmanti avvenne nell’aprile del 1963. Durante la costruzione di un edificio privato in località san Gennarello vennero alla luce dopo quasi due millenni un tempietto absidato e ben tre statue. Quando ci si accorse che dal terreno emergevano manufatti antichi fu subito allertata la soprintendenza archeologica, all’arrivo della quale si constatò che il tempietto e parti delle statue erano già state portati alla luce. L’area fu indagata per circa due mesi, nel corso dei quali furono ritrovati altri frammenti delle statue, parti di pavimenti marmorei, un tratto di strada lastricata e perfino una sepoltura in anfora di un bambino.
Il tempietto venuto alla luce aveva dimensioni di circa 4×4 m e si innalzava su un podio con gradini. All’interno di questo è stato trovato anche un frammento di lapide con incise alcune lettere. Al di sotto della base del tempietto fu ritrovata una base di dolio (il grosso contenitore in terracotta usato nelle ville rustiche per conservare i prodotti).
Dopo aver indagato anche alcune mura nei dintorni lo scavo fu interrotto. Le testimonianze più interessanti restano le statue ritrovate. Si trattava di un gruppo con Dioniso, con un piccolo Pan e una pantera, alto circa 2 m, e di recente datato al II secolo dall’archeologo G. De Simone che così lo descrive: “La … statua è stata ritrovata frammentata in più parti e la testa appare molto corrosa, per cui mancano il naso, le labbra e parte degli occhi. Una tenia a fascia liscia con due cordonature laterali cinge i capelli ornati alla nuca e due trecce sciolte cadono sul collo. La testa è coronata di foglie e grappoli di uva,…. il volto presenta un ovale regolare e tondeggiante..”.
Un secondo gruppo scultoreo alto circa 1m e a sfondo erotico, ritrae un amplesso tra un satiro e una menade, è oggi conservato nel gabinetto segreto presso il museo archeologico di Napoli, e infine un mascherone probabilmente proveniente da una fontana.
Il tempietto era sepolto da circa 4 m di terra e si trovava in uno strato di sedimenti dell’eruzione di Pollena del 472. In base a questa e altre evidenze si è ipotizzato che si possa essere in presenza di una villa residenziale costruita adattando una precedente villa rustica quindi il processo inverso di quanto in genere avvenne in altri casi quando queste zone tornarono ad essere popolate dopo la grande eruzione del 79.
La notizia di questo ritrovamento fu data anche dal Corriere della sera ma le risposte al mistero del tempietto e della villa che lo ospitava sarebbero potute arrivare solo dallo scavo a cielo aperto di tutta l’aerea, purtroppo il sito fu rinterrato ed oggi non è più visibile.
Questi gli altri articoli dell’itinerario virtuale:
La villa romana di Caius Olius Ampliatus e lo sconosciuto con l’anello
La villa romana perduta di San Sebastiano al Vesuvio
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