La nostra Terra dei fuochi e quella degli altri, perché una lotta non è vera se non è condivisa. Come capirlo nell’emozionante ed interessante libro di Miriam Corongiu ed Enzo Tosti.
In un epoca dove tutto corre sul filo del web, là dove la qualità dell’informazione si baratta spesso con la velocità, oppure la notizia viene confusa col lenocinio, parlare di libri risulta essere un’impresa ardua se non quasi improponibile e lo sarà soprattutto se non parliamo di libri di intrattenimento ma che trattano di ambiente e di impegno civile.
In effetti l’ambientalismo oggi è quasi sempre di facciata o relegato esclusivamente dietro lo schermo di un pc e la sua intensità è rapportabile all’emozione del momento più che alla costanza dell’impegno, soprattutto perché da noi in Italia, specie al Sud, l’ambiente risulta essere ancora un qualcosa di subalterno alle logiche occupazionali e anche per questo fuori dalle agende politiche o presente in second’ordine rispetto a quanto giudicato prioritario, il lavoro, appunto; ma un lavoro sì necessario, ma spesso mascherato per favorire lo sfruttamento di un’industria e di un’economia che fagocita ogni diritto, compreso quello essenziale della vita stessa.
Premesso ciò, vorrei elogiare gli autori di questo bel libro Cercate l’antica madre, Miriam Corongiu e Vincenzo Tosti, per l’ottima sintesi tra informazione ed emozione, non sottovalutando quest’ultima quale utile viatico verso la prima, là dove non si possiede una sensibilità pregressa. Il libro è agile e diretto, tratta di tutte le Terre dei fuochi del territorio italiano (e quanto andrebbe detto anche sulle nostre responsabilità per quelle oltre i nostri confini nazionali! Ma questa è un’altra storia.) creando un filo conduttore tra l’impegno locale e quello di altre zone della Penisola, scoprendo che spesso è tutto collegato dal profitto di pochi ma sostenuto dalla cecità di molti.
Leggendolo si scopriranno dati utili e fondati che delineano l’attacco subito dalla nostra Madre Terra dal dopoguerra ad oggi e, sul tracciato segnato da un preveggente Pasolini, capiamo quanto danno sia stato fatto accettando una chimera in cambio della salute e di tutti i nostri diritti di libertà ed autodeterminazione. Uno stato patrigno che impone con la forza un volere che non è frutto delle necessità di tutti ma della visione miope ed univoca e per il guadagno di qualcuno; perché, se è vero che tutti noi usufruiamo di quei beni e di quei servizi che giustificherebbero tali imposizioni, non è detto che siano reali necessità, non è detto che l’uso indotto di telefonini, treni veloci, autostrade, gas, petrolio e tutto quello che vogliono farci credere indispensabile, lo sia davvero o che sia l’unica strada da seguire.
L’uomo da quando è diventato un acquirente ha smesso di essere persona, ha smesso di emozionarsi davanti ad un tramonto e non sa più cosa siano le lucciole, e vive ormai la sua vita dietro uno schermo, grande o piccolo che sia, unico filtro tra lui e la realtà. Per questo, anche attraverso le emozioni di questo libro, trasmesse agli autori da gente vera, che ha deciso di lottare per continuare ad esserlo, è possibile invertire la tendenza alla passività che ci schiaccia un po’ tutti verso il basso di un’incosciente ed effimero benessere.
E, il fatto di non essere soli a farlo, l’evidenza che esiste un movimento trasversale che reagisce a tutto ciò, aiuta nel seguire la strada che può riportarci verso l’Antica Madre.
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