Le Corride napoletane, dalla Plaza de toros galleggiante all’ippodromo di Montesanto
Anche se poco noto fin dall’epoca vicereale a Napoli in occasione di festeggiamenti o importanti eventi di Stato si sono svolte diverse corride con tori nel solco della tradizione spagnola.
Le corride napoletane
Le sedi di questi spettacoli che coinvolgevano anche altri animali oltre ai tori erano le più varie. Si tennero corride al Largo di Palazzo (l’attuale piazza del Plebiscito) e Largo del Castello (piazza Municipio) e alla strada Carbonara. Di queste in particolare ci da menzione Gregorio Rosso nella sua opera “Historia delle cose di Napoli sotto l’imperio di Carlo V. dall’1526 all’1537” edita a Napoli nel 1635. Due le corride qui ricordate, la prima il 29 giugno 1533 nella quale partecipò come matador lo stesso viceré di Napoli don Pedro de Toledo che “in Spagna teneua nome de gran Toriatore”.
Purtroppo però qualcosa andò storto poiché questi fu ferito ad una gamba da una incornata e addirittura un toro fuggito dallo steccato travolse e uccise un bambino. Successivamente domenica 3 gennaio 1536, nel corso dei festeggiamenti per la visita dell’imperatore Carlo V a Napoli, si tenne una seconda corrida “doue Sua Maestà mostrò grandissima destrezza e leggiadria”.
La corrida galleggiante
Ma sicuramente lo spettacolo più magnificente fu offerto dalle corride organizzate negli anni 1683, 1684 e 1685 dal vicerè Gaspar Méndez de Haro marchese del Carpio in onore della regina madre Anna D’Austria nel giorno di Sant’Anna.
Al largo della marina di Posillipo, all’incirca presso l’attuale largo Sermoneta, fu costruita una vera e propria Plaza de toros galleggiante dalle dimensioni di circa 95×75 metri per la realizzazione della quale il viceré commissionò il progetto agli architetti e decoratori Philipp Schor e Johann Bernhard Fischer von Erlach importanti esponenti del barocco austriaco. Sulla grande piattaforma marina si svolgevano di giorno e di notte alla luce di fuegos artificiales spettacoli che, narra il Celano, “dagli antichi romani credo che superar non si potevano; e nell’ultima fece tornar terra il mare facendo veder sopra dell’acque giochi a cavallo de più quadriglie di cavalieri bizzarramente vestiti, e caccie de tori all’uso di Spagna”.
A questi spettacoli il viceré e la corte vi assistevano dalle terrazze di uno dei palazzi del duca di Traetto ai piedi della collina di Posillipo, che era ormai dimora abituale dei viceré di Napoli.
Altri palazzi ospitavano invece nobili ed esponenti dell’aristocrazia. Molti erano anche gli spettatori direttamente dal mare sulle 23 galere spagnole e numerosissime barche che circondavano l’arena, mentre per assistere agli spettacoli il popolo affollava la spiaggia di Chiaia. Tutto ciò è rappresentato nella bella incisione di Federico Pesche su disegno di Sebastiano Indelicato, edita da Bulifon nel 1685.
Il viceré marchese del Carpio fu un grande promotore e mecenate delle arti ed a lui si deve la spinta all’uso dei grandi apparati scenografici durante le feste sia per scelta culturale che politco-sociale. Queste spettacolari scenografie marine furono i prima apparati di tale genere realizzati e al contempo le corride furono le ultime svoltesi in epoca vicereale. Infatti il viceré morì poco dopo, nel 1687. Una lapide lo ricorda nella Basilica del Carmine Maggiore dove, come aveva chiesto, fu temporaneamente seppellito prima che i suoi resti fossero traslati in Spagna nella cappella di famiglia.
Le corride moderne
E proprio al Carmine si ricollega la storia delle corride più vicine ai nostri tempi. Infatti a cavallo tra XVIII e XIX secolo questa tradizione spagnola fu ripresa come spettacolo di intrattenimento a pagamento, con tori ed altri animali.
Gli spettacoli si tennero in due luoghi specificamente allestiti. La prima sede fu ai piedi del castello del Carmine chiamata pomposamente sui manifesti pubblicitari PLAZA DE TOROS presso la villa del Popolo, alla Marina. Di questa abbiamo testimonianza in una fotografia nella quale si riconosce chiaramente il forte del Carmine alle spalle dell’arena realizzata anche con palchi coperti.
Di questa novità ne da notizia addirittura il New York Times che il 3 agosto 1890, riprendendo probabilmente un articolo del London Times, scriveva: “..la prima “tauromachia”, o corrida, che si svolge a Napoli da due secoli si è svolta domenica 13 luglio. Doveva essere ripetuta il giovedì successivo e così via per ogni domenica e giovedì per due mesi. .. Si calcola che 10.000 persone siano scese domenica all’anfiteatro provvisorio, che si trova in fondo alla villa del popolo, vicino alla chiesa del Carmine ..”.
E con curiosa similitudine con l’attualità lo spettacolo fu svolto solo alla fine di una quarantena a causa di un’epidemia di colera in Spagna, ma finalmente “.. dodici tori andalusi, insieme a una numerosa compagnia di artisti nella tragedia imminente, arrivarono presto e furono ricevuti con un gioiosa accoglienza.”
La seconda sede fu detta di Montesanto, ma che in realtà con la popolosa zona di Montesanto alla Pignasecca aveva poco a che vedere.
La misteriosa arena di Montesanto
Su Il Mattino del giorno 11 settembre 1893 si legge dell’inaugurazione il giorno precedente di un nuovo ippodromo che “..trovasi alla sinistra della Funicolare di Montesanto” dove si svolgevano anche gare di trotto e di bicicletta. Dopo la prima gara ciclistica annullata per invasione di campo si tiene finalmente “la giostra di buffali, alla quale prendono parte sei toreros o, come dice il manifesto, torieri e due picadores in costume spagnolo. Dopo un segnale di tromba entrano nella pista i toreros ed i picadores, mentre la banda intuona l’aria del baritono della Carmen. Disposti in squadriglie, i giostratori hanno buon giuoco, perché i signori buffali mostrano di avere una paura maledetta. E le due corride terminano fra l’ilarità generale”.
A causa di una errata interpretazione di tale articolo si è purtroppo molto diffuso nel web, dove spesso notizie o presunte tali si rincorrono e diffondono senza controllo, l’equivoco che l’ippodromo o Plaza de toros fosse situato accanto alla stazione di valle della funicolare di Montesanto.
In realtà questo nuovo ippodromo si trovava sì accanto alla Funicolare di Montesanto come dice l’articolo, ma era situato alla sinistra della stazione Vomero della funicolare detta di Montesanto, dove attualmente c’è l’area dell’ex gasometro.
Un testo di A. della Ragione ci conforta in tale ipotesi: “Dopo la costruzione delle funicolari, la collina del Vomero divenne una meta sempre più ambita per le scampagnate da parte dei napoletani, fu allora che un ingegnere, Giovanni Colella, ebbe l’idea di costruire un’arena che venne pomposamente denominata “Ippodromo Napoletano”. Nel 1893 fu aperta la struttura in una spianata posta tra via Bonito e viale Raffaello. Nel novello anfiteatro, recintato da steccati di legno e muratura con tribune per il pubblico, si svolgevano con cadenza settimanale, delle vere corride di vispi torelli, affrontati da improvvisati toreri partenopei, bardati come autentici matador, da fare invidia ai più accorsati colleghi spagnoli. Nella novella Plaza de Toros, muniti di una specie di lancia e di numerose banderillas infilzavano i malcapitati torelli tra applausi e risate del numeroso pubblico”.
Quindi il nuovo ippodromo del 1893 o Plaza de toros che dir si voglia, si trovava non nel centro storico ma al Vomero. Ed in effetti ad un minimo ragionamento appare subito impossibile che all’epoca potesse esserci un ippodromo accanto alla stazione di Montesanto di piazzetta Olivella visto che fisicamente non c’era spazio per via della già alta densità urbana.
A seguito di tali spettacoli non mancarono nemmeno le proteste da parte di animalisti ante litteram che chiedevano di porre fine ad “uno spettacolo invero incivile”. Gli ispettori inviati dal Prefetto però non constatarono alcuna violenza particolare sugli animali“ per cui “la caccia al bufalo”, così veniva denominata, continuò per anni, fin a quando l’area dove si svolgevano le inconsuete corride non fu destinata alla costruzione del parco Fiore.”
Nella zona che aveva ospitato questo estemporaneo ippodromo successivamente fu installato un impianto di gassificazione con torre gasometrica che attualmente risulta dismesso. L’area è oggi completamente abbandonata nonostante che da molti anni esista un progetto di qualificazione per la creazione di un parco pubblico che sembra essersi arenato per l’ennesima volta nelle maglie della burocrazia. Scusa questa che dalle nostre parti troppo spesso fa rima con incapacità gestionale e amministrativa.
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