Ercolano, ancora fiamme in area parco

Lo sversatoio oggetto dell’articolo (foto di C.Teodonno)

Nuovo incendio in Via Filaro; dal 25 aprile ad oggi si susseguono gli incendi e gli interventi dei Vigili del Fuoco in tutto il Vesuviano. Un’estate rovente che ha anticipato il suo arrivo favorendo chi, per dolo o per colpa, sta bruciando il Parco.  

Mentre il mondo s’interessa del bagarino e delle bagattelle di Quota 1000, il Vesuvio e il suo parco continuano a bruciare, qualcuno, a sua discolpa potrà dire che è poca cosa ma “A carocchia a carocchia Pullecenella accerette ‘a mugliera” e così, con incendi più o meno grandi, va in fumo quel che resta del Parco Nazionale del Vesuvio e, la qual cosa, pare non rientri negli interessi di nessuna delle parti in causa.

Intorno alle 15.00 ci viene segnalato dai volontari di avvistamento antincendio, del fumo proveniente dalla parte alta di Ercolano, da un punto di vista elevato riusciamo ad individuare un piccolo incendio, immediatamente sotto la discarica dell’Ammendola & Formisano ad Ercolano, ci rechiamo subito sul posto, perlustriamo via Castelluccio, luogo di frequenti roghi di rifiuti, ma niente, decidiamo quindi di risalire lungo la perpendicolare via Filaro, già teatro di un incendio lo scorso 25 aprile, ed è lì che, a mezza altezza, troviamo Vigili del Fuoco e carabinieri in azione.

Pare infatti che i militari del vicino CTA di San Sebastiano abbiano avvistato il rogo e lo abbiano prontamente segnalato ai pompieri che sono subito intervenuti assieme ai Carabinieri della Tenenza di Ercolano, successivamente, a incendio spento, è arrivata anche la Protezione Civile, nessuna traccia del presidio dei VVF in convenzione col parco.

L’incendio è stato facilmente domato ma lo scenario che ne è venuto fuori, per chi non conoscesse il luogo, è stato quello dello scempio ambientale, un vero e proprio sversatoio di rifiuti, rifiuti d’ogni genere e carcasse d’auto, prima parzialmente coperti dalla vegetazione spontanea ed ora chiaramente visibili a tutti. L’area era già da tempo sotto sequestro, come gran parte delle cave lì presenti, adibite nel corso degli anni a vere e proprie discariche dal dubbio e talvolta assai pericoloso contenuto.

Non ci resta che constatare l’ennesimo rogo sull’ennesima discarica, trovandoci unici cronisti di una vicenda senza fine e senza moralità alcuna, che vede da un lato un’economia sommersa che riempie la nostra terra dei suoi pericolosi scarti, da un altro un mondo che volta la faccia altrove e fa finta di non capire di esserne complice.

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