Ercolano, poco o niente dal fronte di via Castelluccio e di via Filaro
Vesuvio, le vie della munnezza
Questa serie di articoli riguarderà 12 dei 13 comuni rientranti nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio e nasce dall’impegno della “Rete del Vesuvio” che ha mappato il territorio dell’area protetta per cercare e segnalare le aree critiche di scarico e bruciamento dei rifiuti. Il risultato di questo lavoro è stato un esposto inviato alle autorità competenti. Lo scopo di questi articoli è invece l’approfondimento e il riscontro di quanto fatto dall’inoltro dell’esposto ad oggi.
A più di un mese dalla loro raccolta, i sacconi di rifiuti pericolosi di via Novelle Castelluccio sono ancora là mentre c’è ancora chi scarica e si fa beffa di telecamere che non hanno mai funzionato.
Nelle scorse settimane abbiamo appreso con soddisfazione dell’iniziativa del comune di Ercolano che ha incominciato la raccolta dei rifiuti superficiali in via Novelle Castelluccio, lo abbiamo fatto con moderata soddisfazione, memori sì del fatto che era più di un decennio che non si attivava nulla di concreto in quel disgraziato contesto del parco nazionale del Vesuvio ma anche con la consapevolezza del fatto che lì, quei rifiuti raccolti, altro non erano che la punta dell’iceberg di una problematica ben più grave, se non addirittura disastrosa.
Tonnellate di rifiuti infatti rimangono stratificati lungo i margini della via e tutto ciò senza considerare l’Ammendola e Formisano e tutte le altre discariche che circondano quella strada. Inoltre, via Filaro, angusta stradina che sale a monte verso suddetta discarica e partendo proprio da via Castelluccio è un altro luogo di scarico con evidenti segni di roghi ma anche lì finalmente si incomincia a vede qualcosa di positivo, ma non vorremmo che gli stessi sacconi usati più a valle rimanessero tanto a lungo dal dover esser considerati anch’essi come nuovo elemento del paesaggio.
A questa situazione dobbiamo dunque aggiungere un altro paio di aggiornamenti, il primo riguarda proprio i sacconi lungo via Castelluccio, omologati per rifiuti pericolosi con la sigla ADR 13H3/Y che risultano essere ancora lì dove erano stati sistemati presumibilmente i primi giorni di ottobre e dove si trovano ancora oggi in attesa di una probabile caratterizzazione. Quei sacconi rimangono lì con il loro pericoloso contenuto alle intemperie e al ludibrio di chi continua a sversare e scaricare in quella zona.
A ciò fa seguito l’ennesima denuncia di questo disastro ambientale, infatti, dopo l’esposto della Rete del Vesuvio, c’è quello che ha il sentore di un grido di dolore per questa terra martoriata ed è a firma dell’associazione Salute Ambiente Vesuvio, da anni attiva sul territorio.
Nel frattempo le telecamere del PNV e del comune di Ercolano, queste ultime in attesa di un adeguamento ed un collegamento ad un sistema “integrato” di gestione; di un loro incremento e della creazione di una centrale operativa attiva h24, continuano ad essere sentinelle mute e soprattutto cieche su di un sistema di economia sommersa che con i suoi roghi e le sue esalazioni si nutre indistintamente della stessa carne di vittime e di carnefici.
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