“Gemelli”: Il contrasto tra due anime.
La recensione del nuovo disco di Ernia.
Il concetto di anime gemelle è uno dei più diffusi e dei più antichi della storia dell’umanità, e affonda le sue radici nella cultura greca con il famoso mito del Simposio di Platone, a cui si fa riferimento nel film del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo in “Tre uomini e una gamba”. Secondo tale mito in origine gli esseri umani non erano distinti per generi e avevano quattro gambe, quattro braccia e due teste. Zeus, invidioso della perfezione degli uomini e irritato dalla loro insolenza decise di dividerli in due parti con un fulmine, creando così l’uomo e la donna che da allora andarono alla ricerca della loro metà. Ma il concetto di anime gemelle può avere sfumature molto più varie e complesse della ricerca del proprio partner ideale, a volte ci si può ritrovare con due lati completamente opposti della propria persona i quali sono in continuo contrasto tra di loro ed è proprio di questo che si tratta nell’ultimo album di Ernia, la continua lotta tra due personalità che risiedono entrambe nello stesso animo. Il disco, sia per contenuti che per posizionamento delle tracce, gioca sull’ambivalenza dell’anima di Ernia che pare sembri giostrare tranquillamente su questo suo squilibrio personale. Se all’inizio troveremo tracce molto personali come “Vivo” e “Superclassico”, subito dopo verremo catapultati nel lato più zarro dell’artista il quale, insieme ai suoi colleghi e compagni di gavetta, omaggerà un classico del rap italiano riprendendo la base di “Puro Bogotà” dei Club Dogo soddisfacendo in questa maniera anche i sogni di un Ernia più piccolo e alle prime armi. Della stessa natura sono i pezzi “Morto Dentro”, “Non me ne frega un cazzo” insieme a Fibra e “U2”. Mentre di natura completamente diversa saranno le collaborazioni con Luchè e Madame nelle quali andrà a prevalere il lato più intimo del rapper di Bonola, riuscendo a toccare punti molto sensibili della sua personalità. Una menzione speciale va fatta per le tracce “Cigni” e “Bugie”, forse le canzoni più conscious dell’album che confermano ancora una volta le abilità descrittive di Ernia.
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