Il “Grande Incendio Vesuvio”
Parafrasando la magniloquente locuzione del “Grande Progetto Vesuvio” quello che, dopo il disastroso incendio del 2017, avrebbe voluto risollevare le sorti di un Parco Nazionale andato letteralmente in fumo, ci troviamo ancora una volta davanti a un’area protetta che brucia, nonostante i milioni piovuti da destra e manca, gli spot dell’ente e l’al-lupo-al-lupo istituzionale.
Anche quest’anno l’Italia brucia e il nostro parco purtroppo non è da meno. Davanti a un patrimonio boschivo inestimabile che fuma ancora, ci tocca di assistere alle solite litanie degli amministratori locali che chiedono più forze in campo, senza per questo aver fatto nulla per anni per arginare un fenomeno ormai ciclico. I mezzi di informazione vedono il dolo ovunque tranne là dove c’è realmente, ovvero nella mancata prevenzione, ma si sa che sparare nel mucchio dell’inconsistenza è molto più facile che additare l’amministratore inadempiente.
Il presidente del PNV affermava sulla sua pagina istituzionale di facebook che, stranamente, le fiamme colpissero sempre Torre del Greco (14° sui 50 comuni presi in esame dalla PC regionale) e invitava pertanto gli inquirenti ad indagare su questo presunto caso, dimenticando però che la Città del corallo, oltre ad essere uno dei due comuni più estesi del Parco (30,7km² contro i 30,74 di Somma Vesuviana), è anche quello più popolato, e per tale ragione, con una densità di popolazione da record, risulta essere cagionevole di maggior rischio, vista l’alta antropizzazione e ciò che ne consegue. A Torre però, cosa che il presidente non ama sottolineare nella sua enfasi istituzionale, le fiamme sono state arginate soprattutto grazie ai volontari, che le hanno dapprima prontamente segnalate sul nascere, facendo rete tra loro per l’avvistamento, e poi collaborando allo spegnimento assieme alla SMA Campania e ai Vigili del Fuoco.
Altrove, come ad esempio a Somma Vesuviana, questo invece non è accaduto poiché, in quel contesto, al di là della presenza di un pronto intervento costituito dai nuclei locali di PC, SMA e VVF, nulla s’è fatto per creare un sistema di avvistamento tale da monitorare il rischio incendio, ma soprattutto, nulla s’è fatto, lì come nella stragrande maggioranza dei comuni del parco, per la prevenzione, neanche quando, ancora una volta l’associazionismo, lo ha esplicitamente richiesto, con una dettagliata segnalazione sulla necessità di pulire i fondi e di mettere in campo tutte le azioni di prevenzione contro gli incendi boschivi. E sarebbe opportuno indagare lì e non dove vorrebbe il sospettoso presidente del parco.
Lo ripeteremo fino allo stremo delle nostre forze, gli incendi non si spengono con le carte o con gli spot, e ancor meno con i post su facebook o col complottismo ma con la prevenzione, fatta di pulizia dei fondi e dei sentieri, anche perché le persone amano essere prese in giro fino a un certo punto; quanto potrà infatti durare la storia del fantomatico attacco criminale davanti a una quotidianità fatta di fuochi pirotecnici e di lanternine cinesi? Per quanto potrà durare il jolly del “piromane” e del “dolo” quando è palese l’incuria del territorio?
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