Il mio futuro è legato a quello dei ragazzi
Tre ragazze dell’I.I.S.S. “Luca Pacioli” hanno chiesto un’intervista al loro Dirigente Scolastico Antonio De Michele, che ha generosamente accettato di rispondere ad alcune semplici domande.
Signor preside, lei ha sempre desiderato fare questo mestiere?
“Sì, in effetti è stata la mia vocazione, non è stata una scelta obbligata ma un mio desiderio, quello di avere a che fare con i ragazzi, il mio futuro è legato al futuro dei giovani, è un mio pensiero, una mia idea, un progetto di vita.”
Si sente soddisfatto della sua dirigenza?
“Sono molto soddisfatto della mia dirigenza, questo è dovuto al fatto che ci sono i ragazzi che nonostante i mille problemi, e le mille difficoltà di apprendimento, mi seguono, mi stanno vicino e mi sostengono nel mio lavoro. Sono sincero nel dire questo perché se non ci siete voi, non riesco a capire il senso che do al mio lavoro per cui voglio dire che sono contento di quello che faccio perché so che lo sto facendo per i giovani, per la continuità, per fare in modo che loro possano continuare anche il mio lavoro, perché no?! Anche il lavoro del dirigente scolastico. Posso, magari, lasciare il mio testimone a uno di voi un domani, perché sarete grandi, laureati e avrete la possibilità di poter prendere il posto di qualcuno che ha iniziato un lavoro. Perché il lavoro non finisce mai e quindi speriamo sempre che chi viene dopo, possa continuare in meglio ciò che abbiamo appena iniziato. Perché io dico appena iniziato? Poiché se diciamo che abbiamo fatto già tanto non è vero, siccome la vita è breve ma il lavoro è lungo, ho molto da fare, quindi sono molto contento.”
Crede che il metodo di tutti gli insegnanti sia adatto a questa scuola o a ciò che vorrebbe lei?
“No. Un problema che nasce, nasce proprio per questa cosa che mi stai dicendo, nel senso che un preside, per fare bene il suo lavoro, dovrebbe anche scegliersi suoi docenti, perché se io ho scelto il lavoro con la passione che ho, con la volontà che ho di fare questa cosa per perseguire degli obbiettivi, dovrei anche avere una bella squadra, non avere solo gli alunni nella scuola, ma anche insegnanti qualificati e capaci di poter portare avanti, non il mio progetto ma il vostro. Questo per me è importante, dire questa cosa mi rende felice. Quindi anche quei docenti che, magari, hanno maggiori difficoltà, riescono comunque a seguirmi dato che io li aspetto e non sono una persona che corre sempre avanti ma cerco, come per voi, anche per loro, di dare sempre una mano che si tende indietro per dare la possibilità agli altri di raggiungermi, anche se sono tempi diversi perché nell’apprendimento, i docenti, come voi, non sono uguali. Non tutti riescono a dare il massimo per quanto riguarda la performance ma sono molto fiducioso e per questo sono convinto che col tempo, anche se non abbiamo una piena autonomia, nonostante ci sia chi non ha scelto questo mestiere per passione ma per ripiego, raggiungeremo i nostri obbiettivi.”
Che progetti ha per il futuro dei suoi studenti?
“Allora il progetto che ho per voi, è un progetto che cresce di anno in anno perché la platea non è mai la stessa. Voi sapete che il preside ha classi che partono dalla prima e arrivano alla quinta ma non devo preoccuparmi solo di quelli che s’ incamminano verso il diploma ma anche di dare un occhio a quelli che entrano anno per anno, per cui diciamo che i cambiamenti ci sono continuamente visto che voi avete molte esigenze e correte in una maniera incredibile e anche io, con i miei sessant’anni, vi sto dietro, per questo state tranquilli. Qualsiasi cosa che io avverta, dato che sono molto presente, se c’è bisogno di cambiare la scuola, io la cambio, secondo ciò che voi desiderate perché come vi ho detto prima, se cambia la platea, devo cambiare anche le mie direttive e la mia politica sulla scuola. Perché si sa, che una scuola oltre ad essere un’agenzia educativa, è anche un’agenzia sociale. Dare a voi una formazione, un’opportunità, un insegnamento che possa essere anche di base, ma che poi non serve nella vita pratica, non ha senso in un futuro in cui la società del lavoro sarà il vostro campo. Allora io devo pensare anche a questo e lo faccio di anno in anno secondo le opportunità che il territorio ci presenta perché noi viviamo a Sant’Anastasia e sappiamo bene qual è il territorio vesuviano, privo di industrie, principalmente un’area a carattere agricolo, ma con questo io non mi dispero perché anche in un deserto o in un luogo come il nostro, con voi si può fare tanto perché la forza-lavoro viene fuori soprattutto da una formazione di base importante che la scuola tende a darvi, solo che io mi aspetto da voi sempre una maggiore collaborazione perché nel momento in cui ci siete voi, ci sono anche io, per cui insieme possiamo fare di sicuro un ottimo lavoro.”
Che scuola e università ha frequentato?
“Io ho due lauree, una in italiano all’ex-magistero, quindi sono laureato in lettere, e poi sono diplomato ISEF e aggiungo una cosa più importante, che io sono nato come docente. Da dove parte e dove arriva la mia carriera? La mia carriera parte dal fatto che ho scelto di fare il docente di sostegno e che, oltre le mie due lauree, io ho preso, tantissimi anni fa, una specializzazione di sostegno e ho fatto 18 anni nella mia carriera come insegnante in una scuola media e il mio ruolo era quello di docente di sostegno. Dal docente di sostegno sono passato a fare il preside, quindi sono uno che parte da sottoterra, sono uno che parte coi piedi per terra, sono uno che vuole risultati certi, per voi, e non parole inutili che non servono a niente. Qui ho fatto una bella esperienza conoscendo una vera scuola, per cui voglio sacrificio, sofferenza, povertà, una scuola che ci insegna molte cose: magari un ragazzo a volte non riesce a capire se è una scuola dove tutto funziona bene, che poi alla fine è tutto un fatto virtuale, perché mi dite voi qual è la scuola che può funzionare bene? Infatti non esiste. La scuola può migliorare, attraverso la condivisione e anche e soprattutto con la collaborazione della famiglia, che è sostanziale, perché avere una bella intesa tra scuola e famiglia è una cosa che porta dei grandi risultati per voi alunni. Se non c’è questa intesa si riducono gli obbiettivi perché si riducono le prospettive. Io spero sempre, perché io mi impegno sempre tanto per voi, perché io credo in voi e so che la vera forza siete voi, e allora a far avvicinare le famiglie ci dobbiamo essere noi, come scuola, e voi, come alunni, poi la famiglia, anche se molte non ci sono, arriverà perché sono sicuro che se uno insiste e non molla, poi i risultati arrivano e noi siamo sempre qui sicuri che le cose miglioreranno grazie soprattutto a quelli che vivono la scuola, quindi i dipendenti della scuola, me compreso, e voi alunni. Questa è già una bella forza che serve per migliorare il sistema sociale perché poi da qui si parte, dalla scuola, perché se la società migliora significa che sul territorio c’è una buona scuola altrimenti non c’è una buona società composta dai ragazzi, se escono dalla scuola e non hanno fatto una bella esperienza, soprattutto formativa, alla fine hanno e creano mille difficoltà, anche agli altri.”
Ha frequentato anche il liceo?
“No, ho fatto studi tecnici e poi all’università studi umanistici. Ho variato tanto, ho fatto tante attività ed esperienze, non solo nello studio, ma anche a livello professionale. La mia vita è stata ricca ed intensa di molte cose importanti che mi hanno fatto capire effettivamente cosa bisogna fare per voi giovani perché una persona deve saper fare tante cose sia dal punto di vista pratico che operativo, quindi ci vuole lo studio ma accanto all’otium ci vuole anche il negotium, ci vuole l’una e l’altra cosa, da solo non si può fare nulla di buono. Quello che vi dico è sostanziale, cioè che serve una grande volontà nel perseguire degli obbiettivi che uno magari si prefissa nella vita, come quelli che ci prefissiamo noi nella scuola, per voi, perché ci dobbiamo prima credere noi per poi trasferirlo a voi, e se voi questo lo avvertite poi ci seguite dato che ci vedete come punti di riferimento e andate benissimo, non bene, sicuramente meglio di noi.”
Prima di iscriversi all’università e prendere le due lauree, ha fatto anche qualche altro lavoro?
“Si, io sono imprenditore, di successo, ho fatto tante attività, ho lavorato da ragazzo, ovviamente studiavo e lavoravo, poi ho aperto dei negozi, poi ho fatto il rappresentante, ho fatto mille lavori e non mi sono mai fermato. Voi avete un preside che è un po’ un bulldozer, un carro armato, e continuo ancora oggi con i miei sessant’anni a essere sempre così, ma ora lo faccio più per voi però, perché una persona a sessant’anni potrebbe già iniziare a riposarsi un po’, dopo aver vissuto una vita emozionante piena d’impegni continui, però oggi la mia forza siete voi, per questo la scelta di fare il preside, per la passione che mi ha portato a fare questo mestiere, e poi è stato un disegno divino perché è difficile che uno che dice di voler fare un lavoro, poi ci riesce. Dico divino perché è la mia grande passione che mi ha portato a fare il preside per mia scelta, ho lasciato tutto quello che avevo seminato e avevo seminato bene, ma quello era dovuto principalmente ad un’esigenza materiale, come quella di costruire un’attività per mantenersi e migliorarsi nella vita, guadagnando sempre di più, ma a quel punto mi sono reso conto che il guadagno non è tutto, nella vita guadagnare non basta, non serve, perché la vita non è eterna e quindi per poterla vivere bene dovevo continuare la mia carriera così, con voi giovani, per potervi passare il testimone, è stata una cosa a cui non ho pensato, mi è venuta spontanea, perché tutto quello che io facevo per la scuola, mi veniva bene, anche quando sono arrivato qui, al Pacioli, mi veniva benissimo la cosa, anche in una scuola come questa, che sette anni fa era in difficoltà, ma adesso è una bella scuola, con tutte le difficoltà, perché quelle restano sempre e si parte da lì, questa è una scuola che mi ha messo a dura prova, come mette a dura prova voi, ma è una scuola vera, viva, che serve per la vita futura, diversa da quella che una persona può immaginare cioè una struttura bella che resta bella solo in quello, nella teoria, ma nei fatti non è così, però io vi sto facendo fare delle esperienze positive, dato che questa è una scuola dove non ci sono più occupazioni, come si faceva negli anni scorsi a Dicembre, e tanti fatti che accadevano prima che arrivassi, non accadono più, perché tutti abbiamo capito che questa scuola è la nostra casa, lo dico sempre ai ragazzi, che questa deve essere la vostra seconda casa, una casa che ci appartiene perché è pubblica quindi è di proprietà del popolo, ed è giusto tenersela bene come uno tiene bene casa sua e gli oggetti che la compongono, qui tutti stiamo cambiando la scuola, ci sono le LIM in ogni classe, progetti a non finire che prima non c’erano, è inutile pensare a quello che c’era e a quello che in futuro ci sarà perché questa è una scuola in continuo cambiamento, dato che come cambiate voi devo cambiare anche io, ed è giusto così, un buon preside fa questo, per fare in modo che io non mi allontani da voi e che sia sempre pronto a rispondere alle vostre esigenze, per questo io sono presente in questa scuola, perché so quanto è importante il mio lavoro, e non ho mai pensato minimamente che questo non serva a niente, altrimenti non sarei qui, ve lo dico sinceramente, faccio il preside perché sono una persona a cui piace fare questo, al di là dello studio che è stato molto, però la cosa più bella, emozionante ed importante è l’esperienza che ho fatto a scuola, all’interno della scuola, col contatto diretto con gli studenti, quella è stata la cosa che mi ha dato maggiori soddisfazioni e che continua a darmene, poiché so che voi e le vostre famiglie siete una grande ricchezza, la nostra vita, il nostro futuro, altrimenti la pensione al preside chi gliela paga? L’ho detto in modo scherzoso, ma sotto sotto è vero pure, perché se i giovani non continuano a lavorare, le pensioni chi le paga? Io non lavorerò più, andrò in pensione, e chiaramente ci dovranno essere delle altre persone che lavoreranno e che produrranno reddito anche per chi è andato in pensione, vero che una parte della nostra pensione ce la paghiamo con i contributi ma è pure vero che se l’economia va male, alla fine anche le pensioni vanno a rischio, così come tutta la società e il sistema economico, dato che l’economia si basa sul lavoro. Per cui ho tanta fiducia in voi perché credo che un domani, tutto quello che noi facciamo, vi potrà servire. Io per questo faccio il preside, e sono qui a lottare per voi, lo sanno tutti, ma non perché lo devo sapere io e rientra nei miei doveri, i miei doveri non bastano e sono il primo livello di responsabilità, ma un secondo più importante è che so che quello che faccio potrà servire a chi verrà dopo, questo per me è ancora motivo di grande orgoglio e Dio mi dà più forza di andare avanti e di lottare soprattutto adesso che la scuola è in grande difficoltà, perché la scuola ha bisogno di persone che lavorano e io sono uno di quelle, nato lavoratore, che continua a dimostrare il suo impegno, questo non mancherà mai, ve lo posso assicurare.”
Lei da ragazzino o da bambino ha mai subito bullismo?
“No, io ho combattuto il bullismo, io anche quando stavo a scuola, ero rappresentante degli alunni, ho sempre difeso i ragazzi e la scuola, ho fatto sempre parte di quel gruppo che voleva bene alla scuola perché avevo capito che questa era il futuro e quindi nessuno mi poteva impedire o mi poteva mettere in condizione di essere come loro, che erano quelli che, magari, volevano provocarmi. Quindi io non ho permesso mai a nessuno di compiere bullismo, anzi, posso dire che esiste più oggi questo problema, vista un po’ la fragilità che c’è in giro, dico in generale perché i giovani sono molto più fragili, rispetto a noi di tanti anni fa perché io mi ricordo che noi eravamo molto più tenaci, non avevamo le chance che avete oggi voi, anche per quanto riguarda gli strumenti innovativi, avete visto questa scuola? Io avevo ancora un banchetto col buco dove c’era il calamaio, non avevamo mica penne, matite o cartelle, avevamo un elastico per chiudere i libri, quei pochi libri in copertina che compravamo con tutti i sacrifici dei genitori, facevamo per bene la rilegatura a casa, appena comprati perché non si dovevano rovinare; voglio dire, c’era maggiore povertà ma anche maggiore voglia di emergere, e di fatti la vita ci ha dato ragione, perché a volte anche persone che non hanno mai avuto nulla nella vita, se veramente si danno da fare, possono avere tante chance, grandi opportunità, poiché nella vita, dovete credermi, nessuno vi regala nulla, come seminate così raccogliete, quello che date è quello che ricevete, anche io che oggi faccio il preside ho i ragazzi che mi ascoltano, ho i genitori, 200 dipendenti, 36 solo del personale ATA e oltre 200 docenti.”
Invece ha mai avuto paura di non riuscire a realizzare i suoi sogni? Oppure c’è stato qualcuno che non ha creduto in lei?
“No, io sono stato un uomo fortunato però penso che la fortuna, come si dice a Napoli si può esprimere nel detto “Aiutati che Dio ti aiuta”, è una cosa che può sembrare buffa ma è la realtà, ricordo che alla mia seconda laurea, ero un carro armato, volevo prenderla perché ero diplomato ISEF e quindi potevo insegnare solo educazione fisica, pensavo che con quel diploma non potevo partecipare al concorso per dirigenti scolastici. Mi presi la laurea a 40 anni, me la presi perché volevo concorrere nella gara al preside, ero già sposato e con due ragazzini in casa, infatti aspettavo che loro andassero a dormire per cominciare a studiare perché già insegnavo e quindi avevo bisogno di ore libere per studiare, le mie ore diciamo che erano quelle notturne, un lavoro enorme, un sacrificio enorme, però che alla fine mi ha fatto capire che quando una persona è determinata, ha tanta buona volontà e voglia di fare, anche se ci mette un po’ di tempo in più, perché non è detto che ci devi sempre riuscire, d’altronde non hai sempre la via spianata, ma basta sempre capire che se non è oggi sarà domani; ma se uno ce l’ha nell’animo, nel cuore e nella mente, ci riesce. Tante persone non ci riescono e voi mi potreste domandare il perché, io vi rispondo che hanno paura, paura dell’insuccesso, buona parte delle persone si fermano ma siamo tutti uguali, la differenza sta nel chi s’impegna di più e chi di meno. Durante la giornata dobbiamo trarre tempo per lo studio domestico, così come per quello a scuola, tante cose che voi non sapete, tutto dipende da uno come s’impegna e dal tempo che trascorre studiando; è come la semina per un contadino, perciò si dice “Come semini, così raccogli.”
Lei ha qualche consiglio da dare ai giovani d’oggi? Oppure questa gioventù non le piace?
“Questa gioventù mi piace tanto ma non è stata capita anche le famiglie stesse hanno sbagliato perché non si è capito che il succo principale sono i giovani, i propri figli, per cui è vero che i genitori oggi danno massime attenzioni ai loro figli ma danno attenzione in modo sbagliato perché si cerca di soddisfare tutte le esigenze dei giovani, in buona sostanza, nel vestire, nel comprare oggetti elettronici, però non sono le cose importanti. A volte io vedo che la parte mancante è proprio l’affetto della persona, dico in generale, perché le carenze affettive sono importanti da considerare, poiché proprio oggi i ragazzi vogliono qualcuno a cui potersi affidare e confidare, potersi confrontare e spesso anche tra amici si vede la difficoltà a livello relazionale, anche nelle classi, quando si creano i gruppetti. Questo è un problema che esiste, non solo tra voi giovani, ma anche negli adulti per cui in buona sostanza bisogna lavorare proprio su questa cosa, farvi acquisire maggiore fiducia soprattutto nei confronti degli altri perché quello che manca è proprio questo: la fiducia verso il prossimo. Gli altri hanno lavorato ma non bene per i giovani ma lo hanno fatto solo ed esclusivamente per il proprio successo personale, anche nei genitori si notano questi problemi, magari un ragazzo ha entrambi i genitori che lavorano, è risaputo che tutto quello che si fa, lo si fa per i figli ma alla fine, per la maggioranza dei casi, lo si fa solo per loro stessi. Molte persone dicono che il Pacioli è una scuola incasinata, ma non è così, nonostante ci siano i licei, l’ITTUR, l’A.F.M. e l’IPSC, questa non è per niente una scuola incasinata.”
Quindi quando è dietro la scrivania, lei si sente soddisfatto?
“Sì, molto soddisfatto. Morirò contento, col sorriso sulle labbra, mi auguro di morire tra tanti anni. Quelle persone che verranno nella mia camera mortuaria mi vedranno col sorriso sulle labbra, e penseranno che io sia ancora con loro, perché ho vissuto una bella vita nonostante sono uno che lavora in campagna, mi piace il sacrificio, mi è sempre piaciuto, perché lavorare è veramente importante e si deve assicurare il lavoro ai giovani, dopo lo studio dobbiamo veramente metterli in condizione di poter applicare tutto ciò che hanno imparato a scuola, all’università. A volte vedrete quanto sarà difficile trovare un lavoro, quanti giovani vanno all’estero, ma non è giusto perché noi investiamo nella formazione, le famiglie spendono soldi e poi i figlioli dopo essersi diplomati e laureati vanno via in Inghilterra, Francia, Spagna e nei Paesi Bassi. Noi come scuola quando accogliamo ragazzi difficili abbiamo il dovere, dal loro arrivo fino alla loro partenza, di aiutarli in tutto, nonostante qui ci siano delle regole da rispettare perché la buona convivenza civile è l’unico presupposto che ci mette in condizione di stare bene tutti insieme.”
di Auricchio Assunta, De Tommaso Leda, Grimaldi Giusy
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