Il “Periplo” del Vesuvio: una traversata nella natura vesuviana
Il giro completo del complesso vulcanico Somma/Vesuvio. Venti chilometri di natura, venti chilometri tra mito e storia, venti chilometri di vulcanica bellezza!
Spesso sul Somma Vesuvio, i termini montani si confondono con quelli della marineria, e non a caso ho voluto ribattezzare, da paranzaro mancato, uno dei sentieri più lunghi da fare in area vesuviana, con un termine che ricorda più la circumnavigazione del globo che quella di una montagna. In effetti ci immergiamo con questa escursione in un mondo a molti sconosciuto, in un mare magnum di emozioni che va dal contesto rurale al bosco mesofilo, dal castagneto alle rare betulle, percorrendo tratti di estrema bellezza e spesso nascosti ai più. Il fatto poi che esista un accostamento al mare in questo nostro percorso, così come accade per altri termini nel vesuviano, sarà forse legato alla sua vicinanza col mare e a un connubio mai estinto anche col passare dei secoli, insomma, un anima vesuviana sposata con Partenope.
Con i suoi oltre 20 km che possono variare a seconda delle possibili varianti e delle variabili dovute ad un territorio instabile, il Periplo risulterà difficile principalmente per la sua lunghezza più che per il dislivello e per la stagione nel quale sarà affrontato. Raccomandiamo quindi l’attrezzatura escursionistica di ordinanza e tanta acqua, soprattutto in primavera e in estate. Raccomandiamo scarpe adatte e, anche col caldo, pantaloni lunghi e magliette con maniche lunghe poiché le spine dei rovi e delle robinie, gli spuntoni degli alberi caduti ma anche la presenza di molti insetti potrebbero lasciare brutti ricordi alla nostra esperienza escursionistica.
Per non toccare più asfalto o farlo il meno possibile, è possibile partire anche da San Sebastiano, dove lasceremo l’auto o dove ci faremo lasciare ovvero presso la “sbarra del Capriccio” all’apice di via Panoramica Fellapane. Da qui passeremo subito nel comune di Massa attraversando l’armoniosa tenuta di Casabarone da dove, aggirato un antico ponte malmesso, all’altezza del rudere che da il nome alla tenuta, prenderemo sulla desta a salire, il Sentiero delle Capre che per circa due chilometri ci condurrà fino a quello storico delle Baracche, attraversando il Bosco Molaro. Questo sarà il vero grande dislivello che affronteremo, circa 350 metri sui 500 totali i restanti ben distribuiti lungo tutto il percorso del Periplo.
Arrivati sul sentiero delle Baracche, l’attuale n°3 del PNV, ad un’altezza di c.ca 700 metri, voltiamo a sinistra in direzione nord, percorrendo quella che una volta era anche definita la via Traversa che girava attorno a tutto il Somma Vesuvio. Percorreremo 6 chilometri abbastanza tranquilli, se non fosse altro che per le tante frane presenti e che stanno letteralmente portando giù il sentiero e gli innumerevoli alberi caduti. Giunti alla Traversa ovvero là dove incontreremo le prime baracche delle paranze dedite alle devozioni mariane, guadagneremo il cosiddetto stradello di connessione, ribattezzato fantasiosamente “Spartakus” da chi si diletta a correre lungo i sentieri del Monte Somma.
Lo Stradello di Connessione
Con i suoi 2,5 km segue in direzione est con la morfologia del Sentiero delle Baracche e conduce fino all’incrocio col sentiero N°2 ovvero quello dei Cognoli di Ottaviano. Anche in questo caso non mancano le frane e i tratti esposti e anche qui come lungo il Numero tre è opportuna più che mai la prudenza. Il lato positivo è che è uno dei luoghi meno frequentati della caldera del Somma e mantiene un aspetto più integro, sempre nei limiti del possibile in un‘area tra le più antropizzate d’Europa.
Il sentiero n°2, “I Cognoli di Ottaviano”
Questo sentiero è, assieme al N°3, tra i più spettacolari del parco, soprattutto nella sua parte alta ma il tratto interessato dal Periplo è invece in prevalenza un tratto boschivo e così proseguirà per un chilometro scarso fino al Largo Angelo Prisco, dove proseguirà coincidendo con il sentiero N°1 (La Valle dell’Inferno) fino allo Slargo della Legalità, la più grande radura del Parco prima dell’incendio del 2017 e che raggiungeremo dopo 1,4 km. Qui in genere ci si ferma per una pausa pranzo, trovandosi più o meno a metà del percorso ed essendo un luogo abbastanza accogliente per riposarsi un po’.
La “Matrone” e la “Navy Seals”
Da qui è poi possibile guadagnare la Strada Matrone, al momento interdetta, seguendo il sentiero che sale verso ovest, oppure farlo seguendo la cosiddetta Navy Seals in direzione sud/sudovest, ovvero 800 m. di stradello ad uso ciclisti che costeggia la Matrone e la riserva dell’ex UTB (attualmente denominato Raggruppamento Carabinieri Biodiversità del Reparto Biodiversità di Caserta), per entrare nella quale e percorrere gli 1,3 km c.ca di Matrone che separano questo percorso dall’entrata del sentiero N°4 della Riserva del Tirone/Alto Vesuvio, sarà necessario richiedere uno speciale permesso ai militari dell’RCB che al momento però non viene più concesso per motivi di sicurezza.
Il Sentiero n° 4, la Riserva del Tirone/Alto Vesuvio
Il tratto di riserva che interessa il nostro tragitto (per il quale bisognerà chiedere il permesso all’Ente Parco esclusivamente per il tratto Cancello SP-Cancello Verde e Cancello Verde Douce Atmosphere) è un lungo falso piano di circa 5 km in direzione prima sudovest per poi risalire verso nordovest, senza eccessive pendenze ma dopo 14 km circa di cammino, ogni metro incomincerà a farsi sentire nelle gambe. Il percorso devierà a destra dopo quasi 2 km e si prosegue mantenendo il sentiero sempre a monte per poco più di un chilometro dove guadagneremo sulla sinistra verso NNO un gradevole sentiero nel bosco che costeggerà per un breve tratto la parte posteriore di un ristorante e arriverà piacevolmente dalle parti dell’edificio storico dell’Osservatorio Vesuviano; qui, dal suo cancello, partirà una stradina che porterà fino alla strada provinciale all’altezza dell’entrata dell’abbandonato e vandalizzato Hotel Eremo, costruito nel 1902 dai Cook, a questo punto basterà attraversare la strada, voltare l’angolo e troveremo l’imbocco del sentiero N°9 il Fiume di lava.
L’8 e il 9, il “Fiume di lava” e il “Trenino a cremagliera“
Il sentiero N°9 non raggiunge il chilometro di lunghezza e potrebbe essere un’alternativa piacevole per godere d uno splendido panorama sulle lave del 1944 e l’hinterland partenopeo. Se le gambe ve lo danno ancora, approfittatene, altrimenti si imbocca subito il sentiero N°8, là dove saliva il trenino a cremagliera della Ferrovia Vesuviana (da non confondere con la Circumvesuviana) costruita sempre dai Cook per condurre i turisti all’Eremo e alla Stazione Inferiore della Funicolare. Questo sentiero scende biforcandosi in due rami, noi consigliamo in discesa quello di destra meno scosceso e meno sdrucciolevole ma percorso spesso dai cavalli e nelle strettoie potrebbero esserci momenti di difficoltà incontrandoli. Ad ogni modo la discesa fino alle nostre auto non supererà i due chilometri completando così la nostra piccola, grande impresa.
08/05/2021 Mi vedo costretto, vista la lettura superficiale di questo articolo, a ribadire che questo è la descrizione di un possibile itinerario ma che al momento non è completamente percorribile in certi tratti, per i quali è necessario un permesso da parte dei CCFF e dell’Ente Parco, come chiaramente specificato e sottolineato nell’articolo. A tal proposito faccio notare che chiunque infranga le regole della riserva amministrata e controllata dai militari del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità del Reparto Biodiversità di Caserta è passibile di sanzioni penali.
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