Il saluto ad Angelo Prisco
Solo pochi amici hanno celebrato il ricordo di Angelo Prisco, martire accantonato dell’ambientalismo vesuviano, nessuna commemorazione di rilievo da parte delle autorità a 25 anni dal suo omicidio.
Non una parola da parte degli irriducibili della legalità, quelli che stavolta addurranno il covid come scusante per nascondere la loro falsità, non un ricordo da parte dell’ente parco, preoccupato più a commemorare Maradona che un eroe vero di casa nostra. Continua così l’oblio da parte di una comunità che lo ha visto crescere ed operare sul proprio territorio ma che lo ha prontamente tradito per poi dimenticarlo, quasi come se fosse stato un qualcosa per la quale vergognarsi, forse perché la limpida figura di Angelo fungeva da specchio, riflettendo l’ipocrisia che lo attorniava.
Ma Angelo è ancora vivo e lo sarà fin quando qualcuno di noi continuerà a ricordarlo, seguendone l’esempio e raccontandone la storia, magari passando vicino a quella lapide che lo ricorda ancora, nello slargo che porta il suo nome, e questo malgrado tutto, malgrado l’ipocrita selezione dei martiri, lui vivrà e il suo spirito sarà sempre con noi.
Una passeggiata di scarsi quattro chilometri per arrivare a Largo Prisco, 700 metri sul livello del mare per ricordare Angelo e il suo sacrificio; dodici imperterriti amici hanno deciso in questo modo di non perdere il conto degli anni e di esserci, ancora una volta. Qualche lacrima, tante emozioni e una segnalazione al 1515 per i soliti motociclisti, proprio come avrebbe fatto Angelo.
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