Il mondo dell’ambientalismo e dell’animalismo campano si solleva davanti alla possibilità di una proroga della stagione venatoria in modo da recuperare le giornate di caccia perse a causa delle restrizioni dovute al COVID.
Con una nota della Giunta Regionale della Campania, inviata all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per attenderne il dovuto parere, si fa esplicita richiesta di prolungare da una giornata a un mese, a seconda delle specie, buona parte delle attività venatorie regionali. Nel testo della nota (tra l’altro inoltrata senza un opportuno confronto con le altre parti in causa, comprese quelle interne alla stessa maggioranza), si legge testualmente: «Richiesta di proroga: “estensione dei periodi venabili anche oltre i termini fissati nel calendario attualmente in vigore per quelle specie per le quali la normativa nazionale lo consente (L n. 157192, art. 18)”.»
Le motivazioni addotte dalla Giunta per supportarne la richiesta sono le seguenti; “Diversi sono stati i provvedimenti, di livello nazionale e regionale, intrapresi nella necessità di contenere l’andamento epidemiologico dei contagi da COVID-19, che hanno escluso in modo categorico la possibilità di proseguire l’attività venatoria sull’intero territorio della Campania.”
La richiesta effettiva, contenuta sempre nella nota, è la seguente ovvero quella: “di proroga del calendario venatorio 2020/2021 ai sensi della legge n. 157/92 art. 18. La proposta, in funzione delle limitazioni subite dai cacciatori campani, prevede una estensione dei periodi venabili anche oltre i termini fissati nel calendario attualmente in vigore esclusivamente per quelle specie per le quali la normativa nazionale lo consente (L n. 157/92, art. 18).”
Le associazioni ambientalista campane (CAI, CABS, ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIPU, SOS NATURA e WWF), si sono prontamente mobilitate con un comunicato stampa congiunto contro quella che appare come un’ulteriore concessione da parte delle istituzioni in favore del mondo della caccia. Davanti a tutto ciò, in un periodo di forti restrizioni per tutte le categorie lavorative, di grandi limitazioni per gli spostamenti di tutti i cittadini campani, appare, se non fuori luogo, addirittura offensiva e sospetta quest’ultima possibile agevolazione della Regione Campania in favore del mondo della caccia, oltre che un ulteriore danno ad un ambiente regionale che non gode certo di buona salute. A completare il triste scenario regionale abbiamo un recente intervento a favore dei cacciatori da parte del commissario del Parco regionale dei Monti Picentini che permette loro di transitare armati nelle aree protette.
Ma anche a livello nazionale le cose non vanno per il meglio se infatti Calabria e Toscana hanno attuato simili provvedimenti in favore delle lobby della caccia. A tal proposito lo stesso WWF Italia ha impugnato con un esposto le ordinanze di queste due regioni, che agevoleranno, tra l’altro, gli spostamenti dei cacciatori anche fuori comune di residenza.
Vogliamo infine far notare ai tanti sostenitori della caccia che, per quanto diffusa e tollerata ovunque, non è questa un’attività vitale, né per il cacciatore né per la comunità, non la si pratica infatti per alimentarsi e, per quanto abbia radici antichissime e venga considerata uno sport, non è ammissibile, nel ventunesimo secolo, che si continui ad uccidere per divertimento. Per i sostenitori invece dell’economia ad ogni costo e dell’alto fatturato che comporta l’industria della caccia e il suo indotto, facciamo notare che esistono altri sport meno cruenti dove si usano le armi e che esiste una conversione industriale che, se non sarà giustificabile in tempi depressi come questi, non lo sarà a maggior ragione neanche l’andare a caccia, facendosi beffa al contempo di uomo e natura.
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