La bonarietà del male
Parafrasando il libro di Hannah Arendt ci si rende conto di quanto sia presente il male tra di noi e quanto sia tanto insito e confuso con le nostre pratiche quotidiane da ritenerlo normale come il bene e spesso scambiarlo per tale.
Avete creato un nemico, e lo avete fatto ancor prima di andare al governo, avete preparato l’humus per farvi attecchire l’odio, avete gridato ai quattro venti che era in atto un’invasione mentre in realtà eravamo davanti ad una strage epocale di cui anche voi tutti, così come gli altri, siete responsabili, avete lucrato sulla vita di due povere giovani usandole come archetipo della violenza dell’uomo nero sulla donna bianca, ricalcando stereotipo su stereotipo e allo stesso tempo si dimenticava che non erano che le vittime di una cieca e trasversale violenza di genere che continua ancora adesso senza che nessuno si scandalizzi più di tanto.
Avevate bisogno di un diversivo, per nascondere la vostra insipienza, avevate bisogno di un catalizzatore per tutte le frustrazioni dell’italiano medio che vi ha votati e anche in questo non siete stati granché originali poiché avete pescato sempre tra gli ultimi come altri prima di voi, tra gli ultimi avete trovato sia le vittime che i carnefici e vi è piaciuto vincere facile perché è stato facile riciclarvi poiché è facile seguire il flusso della corrente quando questa è così forte ed inarrestabile da non poter distinguere tra i flutti chi ci si è buttato per credo, convenienza o semplice trasporto.
Avete gridato all’invasione del nostro paese quando questa problematica riguardava anche altri paesi con frontiere più problematiche delle nostre come Spagna e Grecia. Avete paventato l’invasione di un paese dallo stato sociale pressoché inesistente, e che da sempre è stato un luogo di passaggio verso altri luoghi di destinazione, molto più ricchi dell’Italia e molto più giustificati nel lamentarsi per l’alta presenza di richiedenti asilo, ma ecco che la Francia è cattiva perché chiude le frontiere a Ventimiglia, salvo imitarla chiudendo tutti i nostri porti ed invitando Malta a fare il suo dovere; Malta, un morso di terra con una percentuale di migranti per km2 da far paura ma il male si sa, sta sempre altrove e ci piace vederla così.
Ma non bastava ancora, come Berlusconi avete affidato il lavoro sporco ai libici passandovi ancora una volta la mano sulla coscienza in virtù di una real politik che in altri tempi avreste combattuto in maniera acerrima. E qui, anche i tutt’altro che ingenui alleati si schierano sulla linea del ministero della paura, attaccando chiunque si frapponesse tra il loro progetto di governo e i migranti, ed ecco che le ONG diventano il male assoluto ed esperti da quattro soldi in cerca di visibilità vengono lanciati in Rete con le loro verità assolute a scagliare invettive anche su chi ha vinto il premio Nobel per la Pace, giocando a risiko con le immagini satellitari per dimostrare tesi univoche supportate da un pensiero univoco. Nessuno si può quindi salvare davanti la tracotanza giallo verde, neanche i militanti dissenzienti e gli stessi parlamentari che non si piegano ai diktat, solo loro hanno il dono della purezza e chiunque li critichi subisce la lapidazione mediatica della fake.
La vera forza del M5S, così come quella leghista è speculare, molti infatti hanno un passato di militanza in altri partiti, molti sono stati anche attivi sostenitori di quella sinistra che oggi tanto denigrano ma ora vantano una verginità politica da diciottenne al primo voto e se li incontri per strada sono delle tanto brave persone, sono il tuo vicino, il tuo collega anziano, è tuo fratello e l’immancabile cognato, sono quelle persone che hanno scoperto la militanza della Rete, quella che non ti sporca le mani, sono quelle persone che dietro lo schermo del pc o dello smart phone si trasformano nel più becero e più fanatico dei partigiani, gente che non sapeva che esistesse fb o che deridevano il tuo impegno politico, ora rimpingua e farcisce la sua bacheca di post faziosi, e guai fargli notare che molto di ciò che pubblica è falso, per lui non vale il principio dell’autenticità della notizia o dell’attendibilità della fonte, per lui vale quello della verosimiglianza, vale tutto purché si possa parlar male del PD, dei sindacati, della Boldrini, Saviano o di chiunque altro appartenga alle nuove liste di proscrizione.
Stranamente però in queste liste e in questi attacchi mancano i membri dell’establishment della destra, quella di Berlusconi e soci, opportunamente messi da parte per non inimicarsi il grande alleato, il ministro della paura Matteo Salvini che ammicca a chi fa solo finta di stare all’opposizione ed attende il momento buono per saltare sul proverbiale carro. Ditemi ora che differenza c’è tra il passato ed il nuovo che avanza!
Ed arriviamo ad oggi, oggi che dopo una partita di calcio ci si è resi conto che in questo paese esiste il razzismo ma siamo sicuri che sia una reale indignazione o forse è stato perché sono stati toccati i colori della squadra? Certo perché il nuovo che avanza mica ti tocca il calcio e le sue aberrazioni? Le cavalca anche lui come si è sempre fatto. Ma, ad onor del vero, nessuno, nessuno ha mai osato tanto, e nessuno ha il coraggio di farlo, anche quando ci stanno i morti di mezzo. Quanti di coloro che si sono scandalizzati e che ora inneggiano ad una fratellanza con Koulibaly hanno votato Lega? Quanti hanno giustificato l’azione leghista contro i migranti in virtù dell’accordo di governo con il M5S? Molti, troppi!
Siamo un popolo che, cosi come altri popoli, va là dove tira il vento o dove tira l’emozione del momento, siamo un popolo che paragona le catture dei latitanti di mafia ai passaggi di turno in Champions, siamo di quelli che vorrebbero che si proiettassero le partite del Napoli calcio per dimostrare come i “meridionali” siano capaci di rimontare le partite e così allo stesso modo nella vita si è capaci di rimontare il gap postunitario, e siamo gli stessi che, anche se candidati a palazzo Chigi confondiamo ancora e volutamente Koulibaly con Togliatti e al contempo riusciamo a campare lo stesso comunisti, tifosi e contenti. Incoerenze che lasciano il loro segno.
Siamo un popolo bonario, socievole, che ama il bello e il buono che la vita ci offre ma allo stadio, così come dietro uno schermo, facciamo dell’ira e dell’invettiva e soprattutto della consapevolezza di appartenere ad una massa compatta ed univoca, la nostra forza e cacciamo fuori tutto il male che è in noi, siamo in pratica dei tifosi.
Ecco, in mezzo a tanta mistificazione sarebbe bello un po’ di coerenza, una critica costruttiva ma anche un mea culpa, un atto di maturità politica. Invece no, la colpa sarà sempre di qualcun altro, dell’arbitro e della Juventus o, all’occorrenza, del PD. Dimenticando che, in mezzo a tanto marasma, c’è scappato ancora una volta il morto, allo stadio come in mezzo al mare, e non li si porterà indietro con un “ma tu dov’eri quando c’era il PD?”
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