La geografia non è un’opinione
In difesa della geografia per l’importanza che questa ha ancora, in un mondo che presume di risolvere tutto attraverso la tecnologia.
Qual è la montagna più alta d’Italia? Il Monte Bianco! Tutti così rispondono e questo a prescindere dal fatto che non lo sia più da almeno 70 anni a questa parte o forse più, e che, tra l’altro, non risulta essere neanche la più alta d’Europa. Allora sorge spontanea la domanda di quale sia oggi la vetta più alta del Paese, e qui tutti cascano dalle nuvole. Cascano come chi vede cadere un mito, una verità data per scontata, praticamente un dogma poiché, nonostante le proteste italiane, la presunta vetta d’Europa sta in Francia e non in Italia.
E se vi chiedessi qual è la vetta più alta della Campania? Quando faccio questa domanda, i miei alunni mi rispondono quasi sempre: il Vesuvio! Assurdo? Meno assurdo del silenzio attonito restituitomi in risposta dagli adulti o da quei maggiorenni presuntuosi che sostengono che sia il Monte Miletto, il Cervati o ancora chi, per allitterazione, sostiene che sia il Cervialto (1.808 m.).
In effetti, come purtroppo molti libri di testo ignorano e così come fanno molti di quegli spazi telematici che usano copiaincollare senza verificare le informazioni che pubblicano, il Miletto si trova in Molise e non in Campania; il punto più alto della nostra regione, si trova sì sul Matese come il Miletto, ma è la Gallinola con i suoi 1.923 m., ed il Cervati, alto 1.899 metri, è solo la montagna interna più alta della nostra regione e non la più alta in assoluto come vantano alcuni cilentani.
Per molti le montagne non hanno confini, e in effetti i confini culturali, per fortuna, non corrispondono a quelli amministrativi ma dobbiamo comunque tenerne conto, e non certo per sciovinismo o pedanteria, perché questi esistono e servono pure e, del resto, vorrei pure vedere queste anime belle quando, ad essere messi in discussione, sono i confini delle loro di proprietà e non di quelle comuni; della serie: fare l’anarchico con le proprietà e i confini altrui.
Per molti queste potrebbero essere questioni di lana caprina, futile nozionismo ma si sa, quando dalla nozione si passa all’interesse economico, il concetto culturale va a farsi benedire e ciò vuol dire che, se è vero che la nozione potrebbe essere fine a se stessa, quando questa acquisisce un’utilità o una sostanza economica, allora diventa essenziale più del concetto stesso; così come lo sono divenuti i confini nazionali quando il sindaco di Chamonix ha chiuso l’accesso al Ghiacciaio del Gigante e ha messo in discussione gli interessi economici legati alla funivia del Monte Bianco e ai rifugi alpini presenti in quel contesto ma, anche e soprattutto, le questioni di natura giurisdizionale, amministrativa, penale e civile per tutto quello che accade in quei luoghi contesi quali appunto sono o dovrebbero essere quelli del Monte Bianco vedi.
Un qualcosa di simile ho potuto riscontrare allorquando, per un recupero salma sul Vesuvio, dovetti dare le coordinate ed informare personalmente le forze dell’ordine e i recalcitranti amministrazioni locali sulla precisa collocazione amministrativa del tragico incidente, non solo non avevano le mappe ma neanche sapevano come arrivarci vedi.
Qualcuno potrebbe pensare che oggi, con la tecnologia, con internet, e il GPS praticamente alla portata di tutti, siano ormai superati tali problemi di orientamento e collocazione geografica ma se l’errore o l’inesattezza è registrato anche nella Rete, questo non potrà che essere amplificato da questa e col rischio che il virtuale abbia il sopravvento sul reale. Emblematico è il fatto che sulla pagina facebook ufficiale dell’Ente Parco Nazionale Vesuvio non si sappia ancora quanto sia alto il “vulcano più famoso al mondo” e questo probabilmente perché l’unica fonte del suo amministratore è stata una sbirciatina sul suo smartphone dove, effettivamente (provare per credere), avrà trovato come primo risultato l’altezza di 1.232 metri, confondendo la cosiddetta prominenza con l’effettiva altitudine di 1.281 metri sul livello del mare. Inutile dire che questo modo di fare, come accaduto con la famosa (e inesistente!) eruzione del 1943, rischia di essere diffuso a mo’ di scatole cinesi da siti e giornali senza scrupoli e adusi al lenocinio culturale, poiché s’è persa l’abitudine di verificare di persona le cose di cui si scrive ma anche perché, mai come stavolta, la fonte primaria, almeno quella telematica, era, ed è ancora fuorviante, come rilevato in passato con foto che ritraggono il succiacapre spacciato per il falco pellegrino e foto di comuni confusi con altri.
Forse oggi, con l’appiattimento del concetto che lo strumento informatico possa risolvere tutto e con la convinzione che i computer e i telefonini bastino per conoscere il mondo, nessuno apre più un atlante o non sa come orientare una carta topografica e come muoversi con questa, né tanto meno orientarsi a vista. Perciò la gente, quelle rare volte che s’affaccia al balcone, non sa più leggere il panorama che le si delinea attorno e forse per questo lo sente meno suo. Per questa ragione trovo disdicevole che nei cinque anni della scuola primaria, pur impartendo nozioni di orientamento, si insegnino solo la geografia dell’Italia e gli ambienti geografici, in contesti dove i bambini viaggiano già per il mondo con le loro famiglie, e trovo scandaloso l’accorpamento, nei licei, di due materie importantissime come Storia e Geografia, nell’unica materia detta “geostoria”, è incoerente che le due discipline vengano sacrificate per ragioni di bilancio e a scapito di una cultura a trecentosessanta gradi, prediligendo ciò che oggi sembra utile ma che forse domani non lo sarà e dimenticando soprattutto quello che sempre servirà per la crescita di un individuo, il sapersi muovere nel proprio territorio ed oltre con l’uso della propria testa e della propria cultura.
Per molti oggi basta Google maps, la rete poi pullula di software dedicati alla geolocalizzazione e al trekking, per non parlare dell’arma a doppio taglio di Wikipedia, ma poi esce fuori gente che non sa distinguere Monte Nuovo da Monte Barbaro perché vive lì; c’è chi pensa che il Miletto stia in Campania perché è la cima più alta dell’Appennino Campano/Sannita o scambierà la vista del Vesuvio da Trecase con quella di San Sebastiano, e questo soltanto perché lo ha visto o letto sul Web; poi c’è chi cambia i nomi ai luoghi, mettendo il proprio nome a sentieri storici solo perché è stato l’ultimo a ripulirli; chi confonde volutamente i nomi dei sentieri, e diffonde via web l’errore, creando problemi in caso di soccorso; e chi crea una propria, personale e illegale segnaletica mettendo a repentaglio l’incolumità degli escursionisti, ma soprattutto manca la cultura e la conseguenziale conoscenza del territorio, quella che non ti fa perdere nei boschi, ma anche quella che non ti fa costruire le case nei canaloni, nei lagni o nelle fiumare o là dove la storia, quest’altra sconosciuta, ci ha insegnato di non costruire. Nella Rete gli errori vanno più veloci e ciò ci fa capire che lo strumento informatico andrebbe usato con molta più serietà, altrimenti sarà come usare la calcolatrice senza saper più far di conto ma soprattutto saremo complici di chi sbaglia.
UN PO’ DI GEOGRAFIA PER SFATARE QUALCHE LUOGO COMUNE
La Gallinola 1.923 m.s.l.m. (Molise/Campania)
Cervati 1.899 m.s.l.m. (Campania)
Di conseguenza il punto e la vetta più alta della Campania è La Gallinola (CE/IS) ma la vetta più alta, completamente interna al territorio campano è il Cervati (SA). Per gli irriducibili sostenitori del primato cilentano, esiste comunque Punta Giulia (1.917 m.s.l.m.) che si trova in pieno territorio campano, contrariamente a quanto sostenuto da qualcuno che la vorrebbe invece sullo spartiacque.
Gran Paradiso 4.061 m.s.l.m. (ITA)
Monte Bianco di Courmayeur 4.765 m.s.l.m. (ITA/FRA)
Monte Rosa/Punta Dufour 4.634 m.s.l.m. (CH)
Monte Rosa/Punta Zumstein 4.563 m.s.l.m. (CH/ITA)
Monte Bianco 4.810 m.s.l.m. (FRA)
Elbrus 5.642 m.s.l.m. (RUS)
Benché ci si ostini a considerare (oramai solo in Italia) il Monte Bianco come una vetta condivisa tra Francia e Italia (come sarebbe stato più giusto per le sue complesse vicende storiche) la cima più alta del massiccio è completamente in territorio francese per un contenzioso antecedente la seconda guerra mondiale e che l’esito di quest’ultima ha probabilmente chiuso definitivamente. Il punto più alto d’Italia è da considerare attualmente la vetta del Monte Bianco di Courmayeur e, a seguire, la Punta Zumstein del massiccio del Monte Rosa (che non è il punto più alto del Massiccio in questione) condivisa con la Svizzera mentre la montagna più alta d’Italia completamente inclusa nei limiti nazionali è il Gran Paradiso.
Va comunque sottolineato che lo stesso primato del Bianco, quale cima più alta d’Europa, potrebbe essere considerato decaduto se il monte Elbrus in Russia venisse definitivamente considerato europeo.
Everest 8.848 m.s.l.m. 28°NORD (RPC/NEP)
Mauna Kea 9.966 (4.205 m. sopra l.m.+5.761 m. Sotto l.m.) (USA)
Chimborazo 6.310 m.s.l.m. (11.348 m. s.l m. – 2°SUD) (ECU)
L’Everest, condiviso tra Cina e Nepal, è la montagna più alta della Terra partendo dal livello del mare mentre, il Mauna Kea, lo è dal livello della crosta terrestre ed è probabilmente la montagna più grande del mondo, ma quella più distante dal centro della Terra è il Chimborazo in Ecuador che si protende (2,5 Km più dell’Everest), più di ogni altro, verso l’alto poiché la differenza fra il diametro equatoriale e quello polare è di circa 42,5 km.
Vesuvio 1.281 m.slm.
Infine il nostro amato Vesuvio. Dopo l’eruzione del 1944 la sua sommità raggiunge i 1.281 metri anche se circola, in maniera arbitraria, l’altitudine si 1.233 m. In realtà questa non è l’altezza effettiva ma parrebbe essere il risultato di un calcolo topografico che da come risultato la “prominenza” del Vulcano ovvero l’altezza relativa, dalla base alla cima, ovvero il dislivello minimo che bisogna discendere dalla vetta per andare su di una qualsiasi altra vetta di maggiore altezza.
NOTA DEL 01/01/2022
Tra novembre e dicembre 2021, dopo contatti telematici intercorsi tra il sottoscritto, l’Istituto Geografico Militare (IGM) e la Direzione Centrale Servizi Catastali Cartografici e di Pubblicità Immobiliare Settore Servizi Cartografici, scaturiva la visione contrastante dei due enti sulla reale posizione della Gallinola poiché le mappe del primo la vogliono sullo spartiacque, ovvero condivisa tra Campania e Molise mentre, quelle del secondo, 70 metri in territorio molisano, sottolineando: “la necessità di un’idonea analisi tecnica di tali risultanze propedeutica a qualsiasi valutazione nel merito della questione posta.” Fermo restando quanto scritto sopra e nell’articolo, la questione Gallinola permane al momento ancora aperta.
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