La Montagna sacra
Riflessioni sobrie e agnostiche di un’anima errante.
A Pietro ‘o Poeta, perché, la nostra vita, senza poesia, è poca cosa.
Non sono credente, non ce la faccio ad esserlo nella vita concreta di tutti i giorni, è più forte di me, la mia razionalità, la ragione che guida i miei pensieri e i miei atti, mi impone regole poco flessibili che scandiscono la mia vita. Ciò non vuol dire che io sia una persona fredda e razionale o che non abbia un’etica e una morale o che queste siano influenzate, o addirittura soverchiate dall’intelletto, ma il mondo dei sentimenti lo custodisco altrove, in un antro serrato della mia anima o, se volete, della mia mente, ed è forse quello il motore pulsante del mio io e che regola la mia vita.
Esiste un luogo dove però posso dare libero sfogo, o per lo meno ci provo, a ciò che tengo dentro, un luogo dell’anima, un posto che in parte è solo mio, ed anche quella parte, me la tengo ben nascosta. È un luogo di tutti, tutti quelli che riescono a raggiungerlo. Allora lì, in quel pezzo di terra chiamato Ciglio, più topograficamente detto Punta Nasone, per i più Monte Somma, io divento credente e mi lascio guidare dal ritmo viscerale della tammorra e seguo il cammino tracciato da chi mi ha preceduto.
È infatti molto probabile che un credo più terreno, quello che deve gestire contemporaneamente sacro e profano a valle, accetti più compromessi del dovuto ma quando riesci ad arrivare lì su, o la Madonna o la Montagna fanno tutto il resto. Sì, qualcuno penserà anche al vino, ma anche quello fa parte del gioco e a volte apre più lui la mente che la parola stessa e, non a caso, nelle liturgie cristiane è anch’esso assai presente. Che vi devo dire, la metafora della montagna che avvicina a Dio è ormai scontata ma l’iniziazione del Ciglio ha dell’altro e quell’altro è il patrimonio che da millenni prosegue, nella sostanza inalterato, fino a noi e che unisce ancora ciò che a valle è distante anni luce.
Non esistono parole per esprimere quel che si prova sul Ciglio perché bisogna salirci, forse solo la poesia, così aperta ai suoni e alle emozioni può arrivarci, ma esistono sguardi e sorrisi che pure dicono tutto, ed è poesia anche quella. Esiste poi la musica che trasporta con le sue vibrazioni, quelle del nostro cuore, quello che siamo, che siamo stati e che forse saremo ancora, finché ci sarà terra da calpestare ed aria da respirare.
“Musica: cosa sarebbe il mondo senza di te. Mi accompagni anche nei momenti bui. Ogni nota, ogni suono accompagna il silenzio dei vinti … ti desidero anche nell’aldilà” di Pietro Secondulfo
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