Meno male che c’è il Succiacapre

Esemplare giovane fotografato sul Vesuvio durante una campagna di studio. (foto di Maurizio Fraissinet)

Proseguiamo con il nostro viaggio nella natura vesuviana accompagnati dall’esperto ornitologo Maurizio Fraissinet.

Il Succiacapre, il cui nome scientifico è Caprimulgus europaeus, è un uccello di medie dimensioni dalle abitudini crepuscolari. Passa la giornata posato al suolo o su di un albero sfruttando il suo piumaggio perfettamente mimetico con il colore marrone della lettiera di un bosco o di un tronco, e quando è calato il sole si attiva e inizia a cacciare al volo gli insetti. Per fare ciò in volo spalanca enormemente la bocca e cattura quanti più insetti è possibile.

Questi comportamenti giustificano il nome italiano. Ovviamente, essendo un uccello, non succhia il latte delle capre, ma i pastori osservavano che compariva al crepuscolo, quando le capre ritornavano agli stalli, e che volava tra le zampe e sotto la pancia degli ovini in cerca di insetti. Lo faceva perché era attratto dai grandi nugoli di insetti che accompagnano questi animali, ma i pastori pensavano invece che lo facesse per succhiare il latte dai capezzoli. Da qui il nome.

La specie, come tante altre di uccelli insettivori, è ormai particolarmente rara, al punto da essere stata inserita nell’allegato 1 della Direttiva Comunitaria “Uccelli”, la 2009/147/CE.

È pertanto una specie particolarmente protetta e come tale gli stati membri sono impegnati nella sua tutela. È una specie migratrice, giunge da noi in primavera per riprodursi e poi ritornare, a fine estate, nei quartieri di svernamento africani posti a sud del Sahara.

Frequenta soprattutto ambienti aperti, dove gli è più facile catturare insetti al volo. Le aree con vegetazione incolta venutesi a formare nella zona delle cave dismesse di Terzigno rappresentavano un habitat ideale per la nidificazione della specie, ed effettivamente nel periodo della mia presidenza al Parco ne constatammo la nidificazione nella zona delle cave e solo lì; peraltro con una popolazione ridottissima e molto localizzata.

Questo aspetto, insieme alla presenza anche di una specie molto rara di insetto, tutelata da un’altra Direttiva Comunitaria, la Direttiva “Habitat” (92/43/CEE), ci consentì di aggiungere un altro importante elemento giuridico nella battaglia giudiziaria che stavamo conducendo contro la volontà di realizzare una discarica in una delle cave dismesse di Terzigno. È rimasta memorabile l’espressione dell’avvocato che tutelava gli organi dello Stato che volevano la discarica: “Possiamo mai bloccare la discarica per uno scarrafone!”, riferendosi alla presenza dell’insetto raro. E invece la presenza del Succiacapre nidificante e dello “scarrafone” furono presi in considerazione, insieme ad altri elementi, per evitare l’apertura della discarica.

Grazie alla protezione accordata la specie poi ha iniziato un processo di colonizzazione del Parco, divenendo più comune e facendo registrare coppie nidificanti anche in altre zone del Parco, nei comuni di Ercolano, Torre del Greco, ecc.

Anni dopo si ritornò alla carica per la discarica a Terzigno e furono effettuati campionamenti faunistici nell’ambito delle indagini per la Valutazione di Incidenza. Tali indagini confermarono la presenza della specie nell’area interessata dalla discarica e portarono alla individuazione di 3 coppie nidificanti.

La discarica fu realizzata ugualmente

Di Maurizio Fraissinet

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