Messner, Jovanotti e il Cervati
Le ultime vicende che hanno visto coinvolti alcuni nomi noti dell’alpinismo nazionale ed internazionale e il famoso cantante pop, hanno sollevato una questione che da tempo era latente e pareva che nessuno volesse più affrontare ovvero quella della corretta fruizione della montagna e delle aree protette.
Oggi vivere la montagna, ma l’ambiente in genere, è diventato un sentire comune, un qualcosa di condiviso, anche la consapevolezza è aumentata, tant’è che, dall’associazionismo al comune cittadino, c’è per fortuna chi si muove a favore della tutela dell’ambiente e c’è ancora chi si indigna davanti alle maglie larghe di una politica e di una legiferazione non sempre al passo con i tempi o che spesso fa passi all’indietro per scopi tutti da verificare o per una visione fin troppo opportunistica della fruizione del territorio.
Spesso ci si imbatte sui sentieri di montagna, anche in aree protette, in motociclette e quad che sfrecciano consapevoli della loro illegalità e della loro impunità poiché questi e la loro mistificazione del vivere all’aria aperta sono fin troppo tollerati da coloro che vedono nei motori un’attività sportiva lecita, una sorta di fruizione turistica e quindi un beneficio per il territorio in termini economici, dimenticando però i diritti delle aree protette e di chi frequenta secondo legge ed etica quegli stessi luoghi.
Lo stesso accade per altri tipi di manifestazioni, dalle gare sportive ai concerti, là dove le prime, soprattutto se di carattere internazionale muovono una macchina organizzativa e logistica che, se all’inizio è ben oliata, alla fine lascia tracce sul territorio visibili per anni come i nastrini di plastica e le vernici spray, per non parlare poi di ciò che lasciano molti atleti lungo il percorso di gara e che quasi nessuno andrà poi a raccogliere e questo con buona pace del tanto decantato plastic free; ma veniamo alla cronaca e veniamo al dunque di questo nostro discorso.
Il vice sindaco di Sanza, ridente località del Cilento e inserita nella pregevole realtà dell’omonimo parco nazionale, ha voluto entrare a gamba tesa nella polemica intercorsa tra il cantante pop Jovanotti e il famoso alpinista Reinold Messner dove quest’ultimo metteva in discussione l’opportunità di realizzare concerti oltre i 2000 metri ed in aree sensibili e talvolta protette come quelle montane. Orbene, il vice sindaco di Sanza, Toni Lettieri, ha voluto dire la sua invitando il cantante ad organizzare il suo concerto sul Cervati, presunta vetta più alta della Campania ma senz’altro area di pregevole interesse naturalistico e sensibile ai decibel e a tutto ciò che un concerto, come ogni altra grande manifestazione di massa, lascia sul territorio. Non sappiamo ancora se la boutade del vice sindaco sortirà il suo effetto e se Jovanotti, al secolo Lorenzo Cherubini, si rassegnerà a luoghi meno alti e meno protetti per i suoi concerti ma speriamo vivamente in una calata di buon senso su questa per niente superflua questione ambientale e oseremmo dire anche etica.
Relativamente alla questione Jovanotti/Messner va detto, per onestà intellettuale, che il luogo scelto per il concerto, ovvero Plan de Corones in Val Pusteria (Alto Adige), non è di certo un luogo poco frequentato e dove appunto, oltre al museo organizzato da Messner (Messner Mountain Museum), ci sono ben 32 impianti di risalita e 50 da discesa per quel che riguarda lo sci e là dove è praticato anche con una certa intensità il down-hill e dove è progettata la costruzione di un altro museo della montagna che senz’altro porterà ancora altro turismo e molto altro rumore e ben dilazionato nel tempo, quello stesso rumore che Messner odia tanto e che quel concerto non farebbe altro che enfatizzare ulteriormente.
Ciò che però ci turba maggiormente in questa storia è l’appoggio dato a tale manifestazione da parte del Ministro Costa e soprattutto quello dato da un’associazione da sempre in prima linea per il rispetto all’ambiente come il WWF. Orbene il Ministro dell’Ambiente non fa altro che seguire la linea dell’associazione che, più che prendere atto dell’assalto al territorio, stigmatizza le riserve di Messner e gli rinfaccia il succitato affollamento del cosiddetto panettone di Plan de Corones e la presenza in quel luogo del Museo da lui diretto (ma che non ha costruito lui), dimenticando però ciò che comporta l’organizzazione di un concerto pop, con il movimento di camion e strutture mobili da spostare e istallare, gruppi elettrogeni, etc, insomma un vero e proprio cantiere e questo ancor prima del concerto stesso, che, con la presenza simultanea in quel luogo di migliaia di persone, con loro allegria sì, ma anche con i loro rifiuti e le loro necessità fisiologiche non faranno altro che mettere in atto ciò che non potrà che far male ad un contesto naturale che pretenderebbe ben altre manifestazione di tutela e di rispetto. Ma soprattutto l’associazione ambientalista, oltre a dimenticare il suo scopo preciso di difesa della natura, dimentica un concetto fondamentale ovvero quello della creazione di un precedente, ovvero l’apertura di una strada verso altre manifestazioni di questo tipo che saranno considerate, più che legali, una sorta di consuetudine, una legittimazione dell’assalto alle aree protette. Non vorremmo quindi che il concetto di natura e della sua difesa non divenisse altro che uno sterile sfondo per concerti, manifestazioni sportive e nulla più.
Purtroppo è nell’incoerenza delle azioni che si crea quella confusione che poi lascerà sul campo come unica vittima l’ambiente, violato da tutto e da tutti ma soprattutto frainteso come qualcosa di estetico e non come l’essenza stessa di un luogo, con le sue regole ferree da rispettare, in poche parole il solito prevalere dello sviluppo sulla tutela e non il suo logico ed esatto contrario, visto che parliamo di aree protette, quell’esatto contrario che apporterebbe benefici anche a chi vive in quei luoghi.
Basterebbe menzionare la legge (art 1 della 394 del 91 e la 157 del 92) e basterebbe quella a mettere a tacere le tante voci discordanti, basterebbe ricordare il principio di legalità che dovrebbe andare al di là di ogni cosa, guadagno e opportunismo incluso; basterebbe ricordare che i decibel di un concerto pop, sulle Dolomiti come sul Cervati, avrebbero un impatto devastante sugli animali e soprattutto sull’avifauna locale, ma ciò non basta, come non basta dal punto di vista etico dove la cosa è ancora più eclatante poiché dovrebbe valere un principio su tutti, ovvero quello della salvaguardia del nostro patrimonio naturale, fin troppo attaccato da un’eccessiva antropizzazione e da chi lo vorrebbe più come il proprio parco giochi che un santuario della biodiversità, una Disneyland per cacciatori, motociclisti e campeggiatori della domenica, ma anche da chi vede ancora l’ambientalismo come un’attività antagonista a prescindere e non come il reale ago della bilancia che tutela quel poco che ci è rimasto e che si vuol assorbire ad ogni costo nel vortice del profitto.
Esiste una visione senz’altro miope di molte delle parti in causa, poiché d’altro canto esiste un turismo dall’impatto pressoché nullo dal punto di vista dell’inquinamento, un turismo consapevole e che crea un reale indotto sul territorio ma che spesso viene snobbato dai sostenitori dei grandi numeri, da coloro che vogliono tutto e subito. Esiste un turismo sostenibile che ha compreso che la graduale e rispettosa fruizione della natura e in particolar modo quella dell’ambiente montano può alla lunga apportare benefici diretti ed indiretti all’ambiente e alla tasca delle popolazioni locali, il vero problema è che sono altri a non averlo capito, sono coloro che posseggono una visione quinquennale dell’amministrazione del territorio e di coloro che fanno voli pindarici con i loro stessi principi.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.