Nemo profeta in patria
L’esempio del compianto Bud Spencer, attore amato da tutti, che è stato capace di andare oltre i confini della sua arte e del suo paese ma che non è riuscito ancora a trovare nella sua Napoli il giusto riconoscimento.
Esistono persone che vanno oltre i loro tempi, vanno oltre le ideologie, vanno oltre la loro stessa vita privata, ci sono persone che diventano un simbolo globale di appartenenza e che per questo, è giusto sottolinearne l’esempio positivo.
Purtroppo però, molti esempi nostrani, benché indubbiamente virtuosi vengono, in un modo o nell’altro, strumentalizzati o volutamente dimenticati; perché l’Italia, e padre Dante ce lo insegna, è un paese fazioso ed è la fazione che conta più che il Paese stesso, il campanile sopra ogni cosa e tutto ciò che, metaforicamente parlando, si cela dietro di esso.
Ed è così che, a tre anni dalla sua scomparsa, Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, continua a non ricevere dalla sua città natale quel che avrebbe meritato già da tempo e con la stessa e giusta solerzia utilizzata per altri artisti che hanno degnamente portato in alto il nome di Napoli nel mondo.
E dire che già nel 2017 l’Ungheria rendeva omaggio a Bud Spencer con una statua e prima ancora dedicandogli nel 2016 un parco naturale. Solo il 2 giugno di quest’anno, gli viene finalmente dedicata una strada in Italia, a Fontevivo in provincia di Parma, mentre a Livorno, nello stesso giorno, viene inaugurata la prima statua italiana a lui dedicata.
E a Napoli? Niente! Eppure noi napoletani sappiamo ben vantare, spesso oltremodo, le nostre eccellenze, anche quelle presunte, ma Carlo Pedersoli, che non ha mancato in vita di esaltare le peculiarità della sua città ed il suo vernacolo, pare non meriti il giusto compenso morale che a pieno titolo meriterebbe in patria. Ci siamo spesso chiesti il perché questo non sia ancora accaduto e sappiamo anche che la dedica di una strada o di una piazza ad un personaggio illustre, richieda che siano trascorsi almeno dieci anni dalla sua dipartita, ma sappiamo pure che, così come s’è fatto con Pino Daniele, i tempi possono essere, in maniera più che giustificata, accelerati. Ma questo atto pubblico da parte dell’amministrazione partenopea non arriva ancora. Speriamo solo che sia frutto della proverbiale lentezza burocratica e non di un pregiudizio legato alle scelte politiche dell’attore.
Non crediamo infatti che Bud Spencer, ma anche l’uomo Carlo Pedersoli possa aver compromesso, con le sue simpatie destrorse, l’immagine di uomo, attore, sportivo, padre e marito esemplari, non pensiamo, e questo sopra ogni cosa, che il messaggio positivo che ha dato a generazioni di giovani, col suo cinema (e non solo!), possa meritare il benché minimo indugio da parte di un’amministrazione cittadina che ha più volte manifestato la sua indole giacobina.
Ma neanche la provincia brilla di iniziativa e preferisce lucrare consenso con i ben più remunerativi fasti neoborbonici, dedicando piazze, vie e busti ai sovrani che centosessant’anni fa dominavano le nostre terre.
E che vuoi fare caro Bud, i tuoi schiaffi a mano piena e i tuoi fagioli alla messicana non sono più per questi tempi dove i nostri giovani devono crescere a pane e narcotraffico.
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