Piccole storie vesuviane di Quota 1000
Le piccole grandi storie di chi frequenta il Vesuvio, per svago o per lavoro, le piccole grandi storie di chi, in un modo o nell’altro torna a casa deluso e con l’amaro in bocca di non aver potuto mostrare le bellezze della nostra terra ai propri figli o all’ospite straniero. Storie di ordinario squallore a Quota 1000.
Quando si smuovono le corporazioni o tutti coloro che gestiscono l’economia alquanto depressa del Vesuviano, pare chiaro che il polverone si alzi e che le criticità di un contesto diventino finalmente evidenti e non più relegate alle semplici farneticazioni di un giornalista di provincia. Lo scopo di chi fa cronaca non è però solo quello di informare sulle grandi manovre di chi conta sul territorio ma anche e soprattutto di far vedere quello che spesso non si vede mai e, come nel caso dei turisti, le loro storie rimangono patrimonio di nessuno nella logica dei grandi numeri.
Il bello dei social è che, in un modo o nell’altro, nel bene come nel male, le piccole grandi storie delle persone escono fuori e delineano meglio di ogni altra cosa lo stato dell’arte all’ombra del Vesuvio. Ecco perché abbiamo deciso di mettere in luce due storie alquanto emblematiche ma che ci portano a capire cosa prova, cosa vive, chi sta dall’altra parte dei tornelli di Quota 1000.
La prima storia è quella di Emanuele che così si sfoga nel suo post pubblicato ieri su facebook: “Oggi con la mia famiglia e quella di alcuni amici abbiamo letteralmente subito una rapina dall’ente che sento tranquillamente di rinominare il pacco nazionale del Vesuvio.” Emanuele lamenta l’aver speso circa 65 euro ed aver avuto negato l’accesso per soli 2 minuti di ritardo rispetto alla fascia oraria scelta nell’acquisto dei biglietti. Sì, avete sentito bene, come già accennato in un nostro precedente articolo e confermato dal nuovo protocollo anticovid dell’ente parco e del concessionario del servizio vivaticket, “eventuali ritardatari non potranno essere rimborsati”, confermando il poco rispetto che viene riservato verso chi si accinge a visitare il Gran Cono e il tutto in virtù di un’emergenza che pare si usi per coprire ogni altro disservizio preesistente alla pandemia.
Ma non finisce qui, Emanuele, rammaricato, spiega il motivo del loro ritardo, delineando la squallida situazione segnalata anch’essa in un nostro precedente articolo: “Ritardo causato anche dal fatto che l’ultimo tratto del percorso che porta al parco è stato interdetto alle auto ed è servito da privati con delle navette fatiscenti e affollate (naturalmente a pagamento) ed alla faccia del covid!!! Quindi oltre al prezzo dei biglietti aggiungiamo anche 12 euro di navetta per un totale di circa 80 euro! Bambini in lacrime giornata rovinata!” Emanuele forse non sapeva che quest’anno il comune di Ercolano non aveva emesso nessun decreto relativamente al blocco delle auto a quota 800 e non sapeva che avrebbe potuto parcheggiare comodamente più su e che coloro che lo hanno fermato al bivio non avevano nessun diritto per farlo.
L’altra storia di cui vorremmo parlarvi è quella di Francesca che, per quanto addetta ai lavori, rimane anch’essa scandalizzata dal trattamento ricevuto a Quota 1000, lanciando il suo sfogo nella Rete: “Visita al cratere con turisti stranieri. Tutti dotati di Artecard Campania, che come da regolamento da’ diritto all’accesso gratuito. Biglietto acquistato online indicando come tariffa “gratuito”. Per ulteriore sicurezza telefono il giorno prima all’ente parco e mi confermano l’apertura del Sentiero e la possibilità di accedere con la convenzione. […] Si rifiutano di farci accedere dicendo che la convenzione non e’ piu’ valida, che l’operatrice al telefono l’avra’ “dimenticato” e che, se proprio vogliamo, possiamo rifare i biglietti online al momento.”
Ecco questo è il trattamento riservato ai turisti ai tornelli, e non è certo cosa nuova, ma ciò che più colpisce è che, al netto di un’altra nefandezza, quella di un bagarinaggio che lede sempre i diritti degli indifesi visitatori, di fronte ai tanti disservizi, davanti alle tante lamentele, davanti a un possibile sollevamento degli operatori turistici, l’ente non si ravvede e persevera nel suo pedissequo atteggiamento.
“Da napoletana mi sono vergognata. Da accompagnatrice turistica evitero’ di portarci altri clienti.” Ecco, questo è il risultato della promozione turistica dell’ente parco.
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