San Sebastiano, atto vandalico contro la fumarola
San Sebastiano al Vesuvio, Parco Nazionale del Vesuvio, la fumarola a monte del sentiero n°8 dell’area protetta, luogo interessante dal punto di vista vulcanologico e di devozione popolare, è stato recentemente vandalizzato da ignoti con una vernice azzurra.
Il fatto è avvenuto molto probabilmente la scorsa settimana e francamente non ne capiamo la ragione, se non quella consuetudinaria di usufruire di un bene comune a proprio uso e consumo.
La fumarola si trova a monte della strada asfaltata che parte dalla sbarra di via Panoramica Fellapane e confluisce nel sentiero sterrato che porta a quota 550 sul Fosso della Vetrana e le lave del 1944 o, deviando, sulla Strada Provinciale in zona Osservatorio. La stessa strada asfaltata è parte del sentiero n°8, quello denominato “Il trenino a Cremagliera” poiché coincideva con parte del tracciato a cremagliera della “Ferrovia Vesuviana” costruita dai Cook agli inizi del 900 e che collegava la Centrale elettrica e stazione di smistamento di San Vito con la Stazione Eremo e di lì proseguiva verso la Funicolare del Vesuvio. Questo sentiero attende da anni una sua riqualificazione, oramai franato in più punti e invaso dalla vegetazione spontanea e, come possiamo constatare, in balìa dei vandali.
Per quel che concerne la fumarola, evento non raro sul nostro vulcano, questa è da decenni vista come luogo di contatto tra il mondo esterno e quello delle viscere della terra, ed era per questo diventato un contesto di pietas popolare, una sorta di altarino laico, dove chiunque apponeva foto di cari estinti o immagini sacre a sugello di un immaginifico contatto con l’aldilà, ma quello che abbiamo trovato davanti ai nostri occhi è veramente troppo, nulla a che vedere con la religione, ma vera e propria stupidità! Vernice spray azzurra anche negli spazi interni della cavità, danneggiando indelebilmente un contesto prezioso, ricoperto di licheni endemici (Stereocalulon vesuvianum) e di grande interesse geologico.
Resta l’amara constatazione del fatto che quei luoghi, se non vissuti, se non frequentati dalla società civile, rimangono preda di un mondo oscuro e dell’inciviltà che nessun sistema di videosorveglianza metterà mai in luce.
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