Sant’Anastasia, la discarica della Zazzera

Rifiuti nella Zazzera (foto di C.Teodonno)

La Zazzera non è solo una via di campagna ma un’oasi di pace rustica turbata però dallo scarico abusivo dei rifiuti e dall’ipocrisia di chi fa finta di niente.

La Zazzera fa da cuscinetto tra il centro urbano di Sant’Anastasia e la fascia pedemontana che gradualmente sale verso il Monte Somma, è un’area rurale piena di coltivazioni autoctone e pregiate come l’uva Catalanesca e le nostre squisite albicocche ma anche ciliegie, pomodorini e tutto il buono che la nostra terra sa ancora offrire.

 

A questo rilassante, e a tratti panoramico contesto, vi è però contrapposto quello di un luogo malsano che vede il reiterarsi quotidiano di scarichi, sversamenti e roghi lungo la stretta e malandata viuzza che attraversa la Zazzera e trova il culmine dello squallore proprio nel suo simbolo per eccellenza, il palazzo Nicola Amore. Il palazzo, appartenuto a colui che fu senatore del Regno d’Italia, ma ricordato soprattutto per essere stato il sindaco del Risanamento di Napoli; diviene un ironico contrappasso alla memoria di colui che provò a risollevare le sorti di Partenope ma che ora vede la sua dimora relegata ad un rudere fatiscente e farcito di rifiuti di ogni genere e pericolosità.

Nella Zazzera c’è gente che coltiva il proprio appezzamento di terra, c’è chi lo fa per passione ed attaccamento, ma c’è pure chi lo fa per mestiere e troviamo incomprensibile il fatto che, a breve distanza dalle loro attività, persista una situazione di tale scempio, eppure ci troviamo in area parco, nei pressi di un sentiero ufficiale dell’area protetta ma niente si fa per mutare lo stato infimo di questi luoghi, fatta eccezione delle solite sterili giornate ecologiche e di un paio di telecamere pezzotte, a mo’ di deterrenza e dal risultato evidentemente ancora più fasullo, come del resto accade un po’ dappertutto all’ombra del nostro Vulcano.

La Zazzera sfuma gradualmente verso i Murilli di Trocchia e la loro omonima strada dove senza apparente soluzione di continuità troviamo anche lì tanto rifiuto abbandonato, per strada e nei terreni incolti che la costeggiano. Niente di nuovo sotto al Vesuvio, niente di nuovo per chi non ha ancora perso l’abitudine ad indignarsi.

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