Sarno, la lucida visione dell’esperto sul grave incendio di monte Saretto

 

Sarno in fiamme
L’incendio divampato venerdì scorso sul monte Saretto presso Sarno (foto fonte web)

Come tutti sappiamo, venerdì pomeriggio, un grosso incendio si è sviluppato sul monte Saretto nel Comune di Sarno, divorando diversi ettari di vegetazione e mettendo a repentaglio la vita delle persone. A seguire la razionale visione dei fatti dell’attivista e dottore forestale Silvano Somma.

Sarno in fiamme
Le fiamme sul monte Saretto presso Sarno (foto fonte web)

Nelle prime righe di questo articolo non può che esserci il ringraziamento verso tutti gli uomini e le donne impegnate in questo evento e che hanno evitato il propagarsi di un incendio che avrebbe potuto avere conseguenze ancor più disastrose, la nostra vicinanza ai cittadini e la piena disponibilità a fornire il nostro aiuto a chi lotta; il tutto già comunicato con lettera ufficiale al Sindaco di Sarno venerdì sera.

Il resto di quello che scriveremo però non sarà completamente in linea con l’opinione pubblica e quanto comunicato dai mass media.

Quello di Sarno è un incendio topografico, partito da un fuoco circoscritto e non molto esteso, sviluppatosi velocemente in quanto a favore di vento e pendenza e con buona disponibilità di combustibile. Dalla visualizzazione delle carte di uso del suolo abbiamo constatato che il rogo, come spesso accade, è nato in un contesto delicato che corrisponde a quello degli incolti (a volte ex coltivi ora abbandonati) posti a poca distanza dal bosco (in questo caso anche con la presenza di conifere altamente infiammabili).

La visualizzazione dei dati satellitari ci ha inoltre permesso di constatare che l’area colpita non è quella delle tristemente famose frane di Sarno (frane del 1998 ndr.) e che quel territorio è soggetto ad incendi da sempre (nell’immagine: frecce rosse = vecchi incendi), che hanno portato con il tempo alla creazione di radure ed aree sterili (nelle immagini si possono apprezzare due foto satellitari scattate in anni diversi) e che di certo non erano tutti (forse nessuno ?) di origine dolosa.

Abbiamo inoltre riscontrato che alcuni di questi si erano sviluppati proprio nella zona dell’incendio odierno (cerchio giallo) ed altri a poche centinaia di metri dallo stesso e che alcuni avevano come origine proprio i coltivi a valle. Oggi i mass media scrivono già di piromani, complotti ed interessi personali ma noi, allo stato attuale, non ci sentiamo di esprimere pareri a riguardo poiché ricordiamo che anche per l’incendio del Vesuvio ci fu la stessa onda mediatica, e, ad oggi, l’unico “criminale” condannato con sentenza rivalutata in secondo grado e senza flagranza di reato, è un ragazzo ritenuto colpevole di un incendio di 10.000 mq quando i roghi del Vesuvio hanno interessato complessivamente 30.000.000 mq di bosco. Rimane, per il caso di Sarno, anche il dubbio sull’accensione di roghi secondari poiché è facile intuire che, quando un bosco brucia con alta intensità, il materiale incendiato viene lanciato a centinaia di metri (a volte kilometri) e può quindi facilmente generare autonomamente e senza azioni umane incendi secondari.

Restando quindi in attesa delle indagini degli inquirenti ci limitiamo a dire che l’incendio può avere diverse tipologie di origini e cause e che, tra queste, potrebbe esserci anche semplicemente la sfortuna di un fuoco acceso da un contadino (ad esempio la bruciatura delle potature di frutteti, come in parecchi fanno in questo periodo) capitato nel momento giusto (per il fuoco) e nel posto giusto (aree non gestite), sfruttando le forti pendenze, la conformazione del territorio (effetto camino della mezza gola del monte Saretto) ed il vento, espandendosi in tal modo con grande intensità e prima di quanto previsto, dando poco tempo agli operatori di arginarlo.

Lo scopo dell’analisi critica sta proprio nel fatto che se non si studiano bene i fenomeni e ci si lascia andare a facili proclami, alcune dinamiche, comprese quelle legate all’importanza della selvicoltura preventiva, non avranno mai la giusta importanza ed il giusto peso. I piromani e gli incendiari (importante la differenza!) esistono, ma le percentuali derivanti da studi di settore confermano chiaramente che in pochi casi sono questi ultimi gli artefici degli incendi boschivi.

L’incendio ora è spento ma sarà fondamentale un’operazione di bonifica, fondamentale inoltre la messa in sicurezza dei versanti che, a causa delle pendenze, presentano un alto livello di rischio frana (dati autorità di Bacino).

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