Terra di nessuno

Panoramica delle Lave Novele con il Vesuvio, Colle Umberto, il Salvatore e la discarica Ammendola & Formisano sullo sfondo

Il ritorno nella terra di nessuno, quelle Lave Novelle che continuano ad essere, assieme ad altri luoghi vesuviani, una vera e propria ferita del Parco Nazionale del Vesuvio e un oltraggio ai vesuviani onesti, ma anche un macigno morale sulle presunte coscienze di chi amministra il territorio. Il VIDEO e le FOTO

Quasi un anno fa, come sempre accade ormai da anni, prese fuoco contrada Novelle Castelluccio, le fiamme, in quel contesto, interessarono in particolar modo via Castelluccio ma anche e soprattutto cava Montone e cava Formicola che palesarono il loro letale contenuto di rifiuti, occultati dalla vegetazione spontanea. L’incendio si propagò velocemente, alimentato dal vento ma soprattutto dalle copiose sterpaglie rinsecchite dall’arsura estiva che allora come oggi ricoprono i versanti di via Castelluccio, versanti, inutile dirlo, risultato della stratificazione e dell’accantonamento di decenni di sversamenti illegali.

Da allora nulla è cambiato, se non l’arrivo di nuovo rifiuto, quasi sempre speciale e pericoloso; in via Filaro permangono ancora i “big bag” della timida bonifica del 2018 ma, soprattutto la zona delle Lave Novelle di Ercolano, benché in area parco nazionale, rimane un contesto di forte rischio ambientale, con le sue innumerevoli discariche storiche ed estemporanee e col suo  continuo rischio di incendio.

Sì, si dirà che gli incendi non sono mai spontanei, ma dietro questo dogma non c’è mai stato nessuno che realmente abbia tentato di far fronte a questo scempio della natura e della pubblica incolumità. Lo stesso sistema di videosorveglianza, più volte sbandierato e rimaneggiato, da parco, comune e ministero, non solo non funge da deterrente ma non ha mai sortito risultato alcuno nel fissare le responsabilità dirette di chi scarica, sversa e appicca il fuoco ai rifiuti in quella zona.

La storia delle Lave Novelle è lunga, travagliata e talvolta confusa tra le nebbie del tempo e dell’accondiscendenza politica, quella di chi ha preferito il morbo pur di non accettare il dato di fatto della propria complicità in cambio di favori ricevuti, ma le Lave Novelle, così come la discarica La Marca a Somma, quella della Porcilaia a Torre del Greco, la Ranieri e la SARI a Terzigno non sono altro che la punta di un iceberg che mina seriamente un’area protetta di per sé già fragile; una mostruosità risaputa e sottaciuta e che si preferisce negare o minimizzare per inadempienza, o tacita complicità ma, sopra ogni cosa, per la consapevolezza di non sapere e di non potere agire sostanzialmente per porre rimedio a questa terribile iattura.

Ecco quindi le panacee delle telecamere, dei droni e dell’esercito, o di bonifiche promesse e mai messe in atto e che illudono un po’ tutti ma che non risolvono assolutamente il problema, una bella favola che ci manterrà in quel torpore tutto vesuviano dal quale ci sveglieremo solo se irrimediabilmente malati o condannati a vivere nella follia della terra dei fuochi.

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