Terzigno 1956, il disastro aereo di via Passanti.
Il ricordo della tragedia di via Passanti a Terzigno, la necessità di rivangare il passato per avere riferimenti per il futuro.
A volte, parlare o, come in questo caso, scrivere delle tragedie umane ha un suo significato, un suo perché ed è quello di dare un senso all’esistenza, al dolore, alla morte, soprattutto quando questa appare assurda.
Ecco perché, oltre all’interesse di conoscere gli eventi, le storie e le tragedie che sconvolsero i nostri luoghi è anche giusto, a mio modesto parere, ricordare le persone che ne furono, loro malgrado, vittime o protagonisti e questo per semplice ed umana pietas e non di certo per pruriginosa curiosità. Del resto, sapere che qualcosa di tragico è accaduto è il primo passo per evitare che questo si ripeta.
Già in passato ci siamo interessati dei disastri aerei vesuviani e di come questi fossero rimasti a lungo nella memoria e nell’immaginario popolare ed è per puro caso quindi che veniamo a sapere di un terzo disastro aereo in epoca post-bellica e che potremmo definire solo amministrativamente vesuviano poiché accaduto in via Passanti a Terzigno e non su uno dei versanti del nostro Vulcano. Oggi detta via è zona di transito automobilistico ma all’epoca attraversava un contesto rurale, di confine tra Terzigno e Boscoreale e di passaggio verso l’Agro Nocerino-sarnese.
Era il mattino del 7 gennaio del 1956 e uno stormo di caccia Vampire sorvolava il Vesuviano; era il giorno dopo l’Epifania e solo i bambini più piccoli stavano a casa a giocare con i doni della Befana mentre gli altri, per loro grande fortuna, erano tornati a scuola dopo la lunga pausa natalizia. Era un sabato mattina quel sette gennaio 1956 allorquando uno di quei velivoli in volo di addestramento andò in stallo, perdendo rapidamente quota. Sembra di rivivere un analogo incidente accaduto più recentemente a Casalecchio nel 1990, quando, anche in quel caso un caccia dell’aeronautica militare, precipitò sull’abitato, precisamente su di una scuola, mietendo 12 vittime innocenti tra i ragazzi di una stessa classe.
Anche nel triste antecedente di Terzigno come a Casalecchio a salvarsi è solo il pilota che riesce a lanciarsi col paracadute ma non c’è scampo per le 7 vittime di Casa De Martino in via Passanti 412, tutte donne tra cui quattro bambine. Anche qui la fatalità avrà il suo peso; testimoni dell’epoca mi raccontano che quell’edificio a “tre piani” era l’unico così alto in quella zona ma, altro fattore di rilievo che emerge dai racconti dei testimoni, è che, a far carambolare l’aereo su quell’edificio, fu l’impatto con un gruppo di alti pini che all’epoca rasentava la strada in quel punto preciso; senza quei pini il caccia avrebbe invece superato l’edificio finendo nelle campagne retrostanti. Invece no, l’aviogetto si schiantò rovinosamente sulla casa facendola crollare e uccidendo sul colpo tre donne. Capitolo tristemente a parte sarà quello delle bambine che saranno invece investite, come altri passanti in quei frangenti, dai pezzi dell’aereo scagliati in ogni dove al momento dell’impatto e dell’esplosione, nessuna di loro superava i sette anni, la più piccola aveva 18 mesi.
L’evento susciterà grande sentimento di cordoglio tra la popolazione dei due comuni limitrofi ma, ben presto, si consegnerà all’oblio anche questa storia, lasciando che il dolore dei parenti si trasformasse gradualmente in rassegnazione con la consolazione di qualche magro risarcimento da parte dello stato.
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