Torre del Greco, il caso emblematico di via Montagnelle 2
Una strada di confine nella Città del Corallo, quella che potrebbe essere un’amena viuzza di campagna e che sale verso quelle che una volta erano splendide e redditizie pinete, oggi non è altro che una discarica a cielo aperto.
Salendo via Giovanni XXIII a Torre del Greco, si arriva alla chiesa del SS. Crocefisso, detta anche Cappella Nuova per distinguerla dall’antica chiesetta settecentesca di Cappella Vecchia, nella poco distante via Pagliarelle. Proprio da lì, a poca distanza, inizia via Montagnelle che poi, andando in direzione Trecase devia a sinistra in un angusta stradina che sale a monte e si perde nelle pinete, divenendo via Montagnelle 2.
Un luogo una volta idilliaco, poiché, oltre al rispetto, esisteva anche l’interesse nel mantenerlo integro, c’era chi si occupava della raccolta dei pinoli e chi coltivava la vigna ed altri alberi da frutta. Oggi però, via Montagnelle 2 è uno di quei luoghi, come tanti alle falde del Vesuvio, dove il consumismo più becero e l’abusivismo più subdolo lasciano i loro segni indelebili con il loro carico di letale inquinamento e di sfregio alla natura. Il tutto, sotto gli occhi delle autorità competenti che fanno finta di non vedere e non sapere, puntando le loro telecamere altrove. Questo però fin quando non subentra, in questo squallido scenario, una variabile che sconvolge i disegni di chi smaltisce illegalmente il rifiuto delle proprie attività a nero e di chi tollera questa ultradecennale pratica: gli attivisti, quelli che non si arrendono, fanno rumore e danno fastidio in tutti ì modi possibili per salvaguardare l’ambiente.
Tra martedì e mercoledì a via Montagnelle 2 erano stati scaricati, nel bel mezzo di altri rifiuti al limite della stratificazione, sette sacconi ricolmi di pezzame e, vista l’usanza del luogo, il rischio che gli si fosse dato fuoco era molto alto per cui sono partite subito le segnalazioni da parte degli attivisti della Rete Difesa Vesuvio ai Carabinieri Forestali che però sono intervenuti solo nella mattinata di ieri per costatare il dolo e delimitarlo col solito nastro bianco e rosso. Ma non basta e nella stessa mattinata è intervenuta anche la RAI regionale facendo un bel servizio in ricordo dell’amico e collega Giovanni Battiloro e il suo impegno per quei luoghi. Ma non basta ancora perché nello stesso pomeriggio di ieri, non curanti di tutto ciò, i soliti ignoti sono risaliti e hanno scaricato altri sette bustoni di pezzame nel medesimo luogo, così come indisturbati avevano dato fuoco ai rifiuti la scorsa settimana.
Questo dimostra quanto la lentezza degli interventi contro costoro vanifichi ogni azione concreta e quanto sia difficile arginare l’onda di rifiuti prodotta dalla vitale necessità di chi vive ai margini della legalità o ne è totalmente al di fuori e non può fare a meno di seguire una pratica infame ma necessaria per la sua sopravvivenza economica.
E per questo non ci stancheremo mai di ripeterlo: scarichi, sversamenti e roghi non si sconfiggeranno mai con le telecamere o altri placebo ma con una lotta concreta e senza quartiere al lavoro nero; fin quando non si vorrà capire questo, non ci saranno altro che chiacchiere e distintivo, oltre che reiterato e ammorbante parla’ a schiovere!
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