Un governo da paura
In questi ultimi tempi, vuoi per un’informazione più figlia dei social che dei fatti, vuoi per un’utenza più faziosa che attenta alle fredde ma essenziali cifre statistiche, ci troviamo davanti ad una mistificazione della realtà che conduce a paure ataviche e dai risvolti tutt’altro che chiari e prevedibili.
La realtà, agli occhi di una buona fetta dell’opinione pubblica italiana, è ormai quella emotiva e viscerale dei social, quella che ormai fa sensazione anche sui media, per niente immuni anch’essi dall’essere influenzati da questa nuova mistificazione e spesso artefici della stessa, per l’ovvia convenienza nel reperire rapidamente informazioni ma purtroppo a scapito della qualità delle notizie date. L’ultimo caso del carabiniere ucciso a Roma ne è un esempio lampante, là dove la stampa ha rincorso i social invece di attendere pazientemente l’evolversi degli eventi, creando confusione e radicando false notizie dure a morire. Ma questo accade anche quando si applica pedissequamente una regola basilare per il giornalismo, quella dell’”uomo che morde il cane”, che fa senz’altro più notizia dell’esatto e più comune contrario, ma spesso quest’eccezione rischia di divenire la regola agli occhi dei più, quando si vuole sfruttare un filone e non si va oltre la notizia e senza approfondirla, proprio come accade oggi sui social.
È accaduto così durante gli atroci omicidi di due ragazze italiane, due ragazze sfortunate e dalla vita difficile che, ad onor del vero, se non fossero state trucidate da degli stranieri, in particolar modo da africani, sarebbero state additate a furor di popolo come due poco di buono, e il classico “se lo meritavano” e “se lo sono andate a cercare” sarebbe spuntato fuori, senza se e senza ma alcuno, proprio come è accaduto con le due ragazze statunitensi violentate da due carabinieri la scorsa estate. Non è nostra intenzione giudicare Pamela e Desirée ma capire perché il loro efferato omicidio ha fatto tanto scalpore e perché quello di Jessica e Nicoletta, finite nello stesso modo atroce, ma uccise come tante altre donne da maschi italiani, è stato relegato nel dimenticatoio dell’informazione e della coscienza degli italiani.
La risposta è ovvia, poiché come detto in precedenza, è quella che la stampa mette più in risalto la novità rispetto alla “normalità” del femminicidio, anche in un paese dove la maggioranza delle donne italiane è uccisa dagli italiani e non dagli stranieri, così come quando muore un alpinista si annullano tutte le morti in mare, sulla strada e sul lavoro e la montagna diventa improvvisamente un carnaio. Ma non basta la novità a spiegare tutto ciò, non basta perché stavolta chi diffonde la notizia a mezzo stampa sa di trovare terreno fertile, sa che l’opinione pubblica è pronta per scatenare l’inferno mediatico e dove molti ci guadagneranno.
Un inferno le cui fiamme vengono poi ben alimentate anche da un certo tipo di politica che sa bene come distrarre le masse altrove, deviando l’attenzione da dove sa di non avere le capacità o la volontà di intervenire. La faziosità completa poi l’opera, il tifo da stadio, la curva degli ultrà di internet, coloro che sui social sono talvolta più realisti del re e diffondono acriticamente quello che più conviene alla bandiera e che danneggia di più l’avversario e questo a prescindere se quanto diffuso sia vero o meno.
Ecco che, agli occhi dell’italiano medio, ci troviamo di fronte ad un invasione, un attacco repentino e duraturo voluto dalla sinistra, da Soros e foraggiato dall’Europa, Francia in primis! Un invasione che porta violenza, furto, stupro, prostituzione, mafia e tutto il male di questo mondo, senza per questo ricordare quanto ne abbiamo ed esportiamo di nostro nell’orbe terracqueo. La prima delle obiezioni che salta fuori dal manuale del perfetto tifoso filogovernativo (ma è un classico da bar dello sport o da 175 bloccato nel traffico di piazza Garibaldi) è quella che “se ne abbiamo già di nostri di guai, perché prenderci pure quelli degli altri?”, ovvia costatazione ma se andiamo poi a vedere chi commette più reati nel nostro paese notiamo che siamo ancora noi autoctoni ad avere la supremazia dei reati e i campani e i meridionali primi tra tutti. Cosa facciamo allora? Espulsioni di massa anche dal Garigliano a scendere? Non ci sembra l’idea migliore da seguire ma è quello che si sta facendo con chi arriva qui da noi coi barconi, e questo a prescindere dalle sue di azioni.
Ma veniamo ad un’altra questione, ma quanti stranieri ci sono in Italia e quanti ne restano davvero? Ma poi corrisponde a realtà il fatto che arrivino tutti qui da noi come sostiene la vulgata mediatica? Le cose non stanno esattamente così, infatti buona parte di chi arriva in Italia, soprattutto chi arriva dall’Africa, transita per lo stivale per poi raggiungere paesi dove li attendono i loro parenti o dove esiste uno stato sociale degno di questo nome, in pratica i paesi del nord Europa. Il flusso maggiore di migranti negli ultimi 10 anni ha poi seguito la rotta orientale, la cosiddetta rotta balcanica, interessando maggiormente la Grecia e raggiungendo un flusso totale di 1,2 milioni di arrivi a partire dal 2009 e maggiore della somma delle altre due rotte, quella centrale, quella che vede interessata maggiormente l’Italia e Malta, e quella Occidentale che vede interessata in prevalenza la Spagna, con ben tre fronti di sbarco aperti, quello delle Canarie, quello dello stretto di Gibilterra e quello delle due enclave di Ceuta e Melilla.
Inutile dire quindi che il problema c’è ed è senz’altro europeo e non solo per un fatto di frontiere. Innanzitutto perché non riguarda solo noi ma direttamente almeno altri tre paesi: Spagna, Grecia e Malta, ma indirettamente riguarda un po’ tutti, anche perché i paesi di destinazione finale rimangono quelli più ricchi e con uno stato sociale realmente funzionante quali Francia, Germania, Regno Unito (Brexit permettendo) e i paesi scandinavi in testa. L’invasione quindi, quella che, secondo molti, è addirittura fomentata dalla sinistra italiana è quanto mai una bufala, se non pura fantascienza, e questo a meno che non si voglia dare un’importanza sovranazionale a dei partiti che non sono capaci neanche di mettersi d’accordo tra loro e governare questo di paese. Purtroppo il complottismo sovviene là dove non si è capaci di capire o non si ha la volontà di informarsi e aiuta i più pigri nel farsi una ragione di ciò che gli piove addosso e senza per questo sentirsi mobilitati nel fare qualcosa di più utile. Inoltre, andrebbe ricordato l’atteggiamento dei precedenti governi, quelli appunto definiti di sinistra, il PD per intenderci (ammesso che questo lo sia mai stato); ebbene, le politiche migratorie di questi governi si sono concentrate esclusivamente nel contenere, con accordi tra lo stato italiano e la Libia, i flussi migratori e divenendo spesso ricattabili da quello stato, tutt’altro che stabile e pacificato, dove le due fazioni contendenti cercano appoggi ed aiuti internazionali. Né più, né meno di quanto fece Berlusconi con la buonanima di Gheddafi e di quanto stia facendo, o provando a fare, l’attuale compagine di governo.
Davanti a questo scenario surreale, fatto da chi vuole urlare ma non vuole capire, perché ritiene già di sapere tutto, perché è internet che gliel’ha detto; e da chi dovrebbe informare, ma allo stesso tempo vuole pure guadagnare; ma soprattutto al cospetto dei due partiti al governo di questo paese che, in apparente disaccordo su tutto, concordano oltremodo sulla presunta invasione di questi nuovi saraceni (almeno lontano dalle scadenze elettorali), cosa dobbiamo aspettarci? Soprattutto, cosa si sta facendo per i reali problemi italiani? Uno su tutti il regionalismo differenziato, vero asse portante per la tenuta del governo ma, a nostro modesto parere, fondamentale per la tenuta del Paese.
Fonti statistiche consultate e da consultare:
ISTAT-Bilancio demografico nazionale
ISTAT-Mobilità interna e migrazioni internazionali della popolazione residente
EUROSTAT-Statistiche sulle migrazioni internazionali e sulle popolazioni di origine straniera
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