Il Vesuvio e il suo fiume di lava
Un altro pezzo di parco da scoprire e magari da non lasciare a se stesso una volta riassestato. Un altro passo in avanti nella speranza di una vera rete sentieristica degna di questo nome.
Continuiamo la nostra disamina della sentieristica vesuviana, in questo caso quella che è in via di rifacimento come quella del sentiero n°9 del Parco Nazionale del Vesuvio, il cosiddetto Fiume di lava, il tracciato è molto breve e già percorribile ma con un colpo d’occhio tra i più belli.
Il sentiero n°9 del PNV inizia dalla Strada Provinciale del Vesuvio sui 500 metri d’altezza, nei pressi dell’Osservatorio Vesuviano in quel di Ercolano oppure lo si può raggiungere seguendo il disastrato sentiero n°8, quello del trenino a Cremagliera, fin troppo spesso confuso con il tracciato della funicolare e anch’esso in territorio ercolanese ma con l’accesso da via Panoramica Fellapane a San Sebastiano.
Il sentiero, lungo poco più di 500 metri, conduce in una conca naturale denominata il Fosso della Vetrana che sottostà a sua volta all’Atrio del Cavallo, estensione occidentale della Valle del Gigante/Valle dell’Inferno. In questo luogo, dopo un primo salto ristagnarono brevemente le lave del 1855, del 1872 e le ultime del 1944 prima di tracimare a valle verso i comuni di San Sebastiano al Vesuvio e di Massa di Somma. Il toponimo della Vetrana risale alla presenza, presso le pendici dei Cognoli di Giacca, di una cappella dedicata alla Madonna della Vetrana (o Veterana) distrutta a più riprese dalle eruzioni del 1785, 1855 e 1872 e della quale non rimane più traccia.
Lo spettacolo sul Fiume di lava è a dir poco stupendo, dopo aver infatti seguito il breve sentiero tra quel che resta di un gradevole boschetto mesofilo, popolato oggi in prevalenza da robinie, si accede ad una balconata naturale che offre allo sguardo una panoramica che ad ovest va da Ischia fino all’hinterland partenopeo mentre, osservando verso nord, abbiamo i Cognoli di Giacca in territorio massese così come la metà del fiume di lava dove il sentiero si interrompe poco più avanti. Alle nostre spalle invece, ad est, intravvediamo l’apice del Gran Cono e il rosso edificio dello storico Osservatorio Vesuviano.
A ritroso, sul sentiero, prima di montare la salita, possiamo osservare sulla nostra destra una briglia, vestigia di quell’importante sistema di regimentazione delle acque che in epoca borbonica e post-unitaria arginarono o rallentarono le colate di lava e fango o le copiose acque meteoriche, e ad oggi abbandonate a se stesse. All’apice della piccola salita ci affacciamo sui nuovi lavori attuati dall’Ente Parco ovvero uno spiazzale con tavolini, protetto da piccoli terrazzamenti ma senza più l’ombra degli alberi. Di fronte abbiamo la salita che conduce alla Provinciale. Pare che tali lavori abbiano avuto ragion d’essere anche per un riassetto dell’impluvio che conduce al sentiero n°8, molto più ripido ma, oltre ad un paio di pozzetti e qualche canalina di legno, non vediamo come si possa arginare la forza delle acque che hanno formato nei millenni quel canalone se non le preesistenti opere borboniche in certi casi ancora funzionali ed oggi, in questo contesto, finalmente ripulite dalla folta vegetazione spontanea.
Stato del sentiero n°8 del PNV
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