Vesuvio, furti ai turisti e alle guide vulcanologiche a “Quota 1000”
Ad accogliere i turisti all’entrata del più famoso vulcano del mondo c’è il nostro peggior biglietto da visita, un contesto di abusivismo e disservizio al quale ora si aggiunge anche il furto con scasso delle auto parcheggiate sulla strada che porta al Vesuvio.
Nel pomeriggio di ieri, sulla strada che porta al Vesuvio, sono state scassinate tre auto, due di proprietà di due Guide Vulcanologiche e una di una turista francese. Il fatto increscioso si è verificato tra le 15.30 e le 16.15 nel tratto tra il bivio di quota 800 e il piazzale di Quota 1000 ovvero il tratto dove le auto dovrebbero fermarsi per parcheggiare e lungo il quale i turisti dovrebbero salire a piedi verso l’ingresso del Gran Cono, con l’alternativa di percorrere i circa due chilometri di strada asfaltata, pagando l’euro pro capite del servizio di navetta privato.
Le prime due auto pare siano state solo danneggiate mentre, dall’auto della turista francese, sono state rubate anche delle valigie piene di abiti. La malcapitata è stata aiutata da un esercente del posto e condotta a sporgere denuncia presso il commissariato di Torre del Greco.
Purtroppo le autorità competenti non sono state ancora capaci di rendere questo luogo, tanto prezioso e tanto delicato, degno di accogliere il turismo internazionale e di tutelare al contempo la natura vesuviana. Non ci soffermeremo qui sui disservizi legati ai tornelli e al nuovo sistema di biglietteria, dei quali abbia già abbondantemente messo in risalto le criticità e per i quali, al momento, sembra essere stato trovato un accordo con la creazione di una biglietteria fisica presso il rifugio Imbò, ma è purtroppo evidente lo stato miserrimo in cui versa l’intera zona.
Al bivio di quota 800, nel luogo in cui i vigili urbani e gli addetti demandati dal comune di Ercolano avrebbero dovuto fermare i turisti e riscuotere le tariffe per il parcheggio delle autovetture e quelle per il passaggio dei bus, è ormai terra di nessuno, ovvero di coloro che abusivamente fermano i visitatori o che, senza alcun diritto, pretendono da loro i soldi per parcheggiare.
Inutile dire poi che in piena riserva integrale, in zona A di protezione del contesto naturale, al traffico dei bus s’è sostituito quello delle navette e si aggiunge quello incontrollato delle auto ma soprattutto quello delle moto che gareggiano rumorosamente lungo la strada del Vesuvio, che ricordiamo essere provinciale fino al bivio di quota 800, per poi diventare di competenza amministrativa del comune di Ercolano fino al piazzale di Quota 1000.
A questo trattamento, tutt’altro che accogliente, per chi sperava di trovare un contesto ameno e naturale, si aggiunge anche quello dell’assenza di bagni degni di questo nome e insufficienti per un afflusso turistico che oggi è contingentato ma che fino a due anni fa e nelle stesse condizioni, raggiungeva cifre nell’ordine delle centinaia di migliaia di turisti l’anno.
A noi non fa piacere scrivere di questa cose, ma questa è una realtà e non una finzione orchestrata ad arte e chissà per quali scopi; è riscontrabile da tutti, è la costatazione, oltre ogni spot, di quello che avviene lassù; è la realtà dei fatti di quella che dovrebbe essere la punta di diamante del turismo locale che invece vive con frustrazione uno stentato ritorno alla normalità; a questo punto vi lasciamo immaginare quale possa essere l’indotto nel resto del Vesuviano in un contesto che, tra l’altro, ha tenuto in conto solo del Gran Cono come unico attrattore turistico.
Non basterà quindi una tovaglia nuova a coprire un tavolo tarlato così come quello stesso tavolo s’incrinerà nel momento in cui la polvere accumulata sotto al tappeto su qui è poggiato, sarà tanta da non poterlo più tenere in equilibrio.
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