Vesuvio, vandalismo sul fiume di lava
Le restrizioni causate dal covid-19 hanno convinto molte persone a scegliere come meta domenicale la montagna, quella più a portata di mano e meno soggetta ai limiti imposti dai vari DPCM. Il problema nasce nel momento in cui, assieme a coloro che amano la natura s’insinuano quelli che fraintendono il concetto di cosa pubblica e di rispetto per l’ambiente.
Negli ultimi fine settimana avevamo già notato l’aumento della frequentazione dell’area protetta, anche se lo stile Mappatella beach poco si addice ad un parco nazionale, è un bene che la gente vada per sentieri e riscopra la natura vesuviana e la riconosca come un bene tanto prezioso quanto delicato, e bisognoso di tutela e rispetto.
Purtroppo, ad inoltrarsi lungo i sentieri, non sono solo gli esperti e gli appassionati della montagna ma, soprattutto su quei contesti di più facile accesso, come ad esempio quello del Fiume di lava (il N°9 del PNV), facilmente accessibile anche dalla Strada Provinciale del Vesuvio, vi accede chiunque, dalla famigliola in cerca di uno svago domenicale al cuozzo in cerca di uno sfogo settimanale.
Ecco che quindi si passa dai fazzolettini e dal residuo da pic-nic all’atto vandalico e scopriamo che gli interessanti cartelli illustrativi messi di recente dall’Ente Parco sul N°9 sono stati divelti da chi non aveva di meglio da fare. Ora si può essere in dissenso con un’amministrazione pubblica, si può pensare di tutto, ma atti del genere non hanno alcuna giustificazione, vanno perseguiti e puniti secondo legge.
Purtroppo, per esperienza personale di chi come il sottoscritto ha fatto tanta vigilanza ambientale, la libera fruizione delle aree protette mal si addice al nostro scarsissimo senso civico, e le restrizioni di una zona rosa più che rossa lasciano presagire nuove aberrazioni per l’ormai prossima Pasquetta.
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